Ma che miseria cominciare l'anno festeggiando il decennale dell’Euro e continuare nei giorni. Roba da usurai. Commemoriamo semmai il decennale in cui l'Europa si ridusse a un soldo bucato.
Era grande l'Europa, da millenni, grande ma divisa. Grandi le opere, i leader e le imprese. E proprio nel secolo che finì in moneta grandiosi testi narrarono lo spirito europeo e il suo declino. Poi tutto fu monetizzato e si ridusse al lancio di una monetina, come si fa per decidere il campo di gioco o chi tira per primo.
Non fraintendete, era buona l'idea della moneta unica; ma era infame pensare che l'unione europea potesse nascere dalla moneta unica. Per tutto il novecento le grandi menti d'Europa avevano pensato la Tecnica: Junger e Heidegger, Spengler, Anders e Gehlen, il Circolo di Vienna e i neopositivisti, e su altri versanti Fermi, Maiorana, von Braun. Il sanguigno Bernanos scriveva «lo spirito europeo e il mondo delle macchine ». Profetizzarono che i nuovi cesari sarebbero venuti dall'Economia e dalla Tecnica.
Poi un giorno spuntò al potere, tomo tomo cacchio cacchio, il Tecnico, Mario Monti, mentre il Leviatano economico partoriva i suoi Draghi. In Europa schizzava lo spread dappertutto, la vita cedette alla borsa, il bund bund fu il gioco erotico della tecno-Europa: e la porca Italia di Berlusca, castrata dai tedeschi, mutò il maiale in salvadanaio. L'Europa passò alla cassa, altrimenti detta feretro. Ma siamo uomini, non salvadanai; e non voglio pensare in che fessura c'infilano gli euro prelevati dalle tasse.
Marcello Veneziani