giovedì 31 maggio 2012

“Mi sfrattano per essere stato un militante del Fronte della Gioventù”. Autodifesa di Vattani



“Sarei curioso di sapere che cosa pensano del trattamento che mi sta riservando il ministero degli Esteri i molti personaggi politici provenienti dal Msi e poi da An, che hanno avuto incarichi di prestigio anche nei precedenti governi”. A parlare al Foglio è il console a Osaka, Mario Vattani, prima richiamato dalla Farnesina, poi reintegrato da una sentenza del Tar e ora di nuovo richiamato in Italia dopo una decisione monocratica del Consiglio di stato (la sentenza collegiale arriverà solo il 19 giugno): il tutto senza ancora alcuna decisione della commissione di disciplina e, in sostanza, perché quasi trent’anni fa faceva parte del Fronte della gioventù.

Il circo mediatico giudiziario si era messo in moto contro Vattani il 29 dicembre 2011, con un video pubblicato dall’Unità che lo ritraeva nella sede romana di CasaPound, sul palco, sotto pseudonimo, a cantare canzoni di gioventù. “Per poter ricorrere al Consiglio di stato”, spiega Vattani, “il ministero degli Esteri ha inserito una ‘considerazione a monte’ che al momento del ricorso al Tar non era stata usata”. Secondo la considerazione a monte, gli “elementi fattuali” che rendono Vattani colpevole – condannato senza processo – consistono nella sua militanza politica missina negli anni Ottanta. Questo renderebbe la permanenza all’estero del console “in palese contraddizione con le alte funzioni di rappresentanza dello stato che egli è chiamato a svolgere”, come si legge nella memoria della Farnesina. “Nel testo presentato al Consiglio di stato”, dice Vattani, “il ministero evidentemente considera incompatibile il passato nell’organizzazione giovanile del Msi con la rappresentanza dell’Italia all’estero. Ma nel periodo in cui io ero iscritto al Fronte della gioventù i segretari dell’organizzazione erano prima Gianfranco Fini – divenuto in seguito ministro degli Esteri – e dal 1988 Gianni Alemanno”.

Una campagna mediatico-giudiziaria senza precedenti, quella riservata al console, e riconosciuta come tale anche dal Tar, che nella sentenza del 5 aprile scorso dice che non bastano articoli di stampa e il video di un concerto per un decreto di richiamo. Il “clamore di stampa” suscitato da Vattani, e a lui imputato, secondo il Tar era in realtà dovuto alla sovraesposizione mediatica della vicenda da parte dei vertici del ministero. In sostanza la Farnesina si sarebbe danneggiata da sé, attribuendo enorme visibilità a una vicenda che per mesi non aveva interessato nessuno. “Invece di tenere conto dei fatti – dice Vattani – ci si basa sulla loro interpretazione da parte di alcuni giornali. Ma la cosa sconvolgente è che nessuno dalla Farnesina si è mai premurato di spiegare perché io fossi stato nominato a Osaka, o di fare un minimo cenno sul mio curriculum e sul fatto che conosco correntemente la lingua e la cultura giapponese”. Ora Vattani ha cinque giorni per traslocare a Roma, dopo il richiamo “urgentissimo” della Farnesina: “Farmi rientrare in cinque giorni, con una serie di impegni istituzionali già organizzati e centinaia di invitati, tra cui personalità politiche giapponesi, equivale a un gravissimo sgarbo nei confronti delle autorità giapponesi e a un grave danno d’immagine per l’Italia. E’ evidentemente un provvedimento vessatorio e punitivo che dimostra un accanimento quasi ideologico. Se è questa la lezione di diplomazia che mi si vuole dare…”.

(di Giulia Pompili)

lunedì 28 maggio 2012

Si!Chiamateci futuristi..


Sognatori,pazzi,ribelli,teppisti,e si,anche futuristi!Chiamateci futuristi,come quel gruppo di spavaldi che con coraggio sfidavano il pensiero perbenista mondiale.Chi l'avrebbe mai detto,che quei 5 "personaggi" sarebbero diventati l'esempio di un'intera generazione,di quella generazione che non molla e ha il coraggio di osare,di andare oltre,di guardare al futuro!Proprio loro,i fautori del pensiero futurista,creatori del Futurismo Italiano.
Il futurismo è creazione del nuovo, è pensiero, è azzardo.
Il futurismo è percorrere quelle strade ancora non battute. E' creare poesia, con le idee nuove e dei nuovi colori, e mettere tutto in pratica. Futurismo è avere il coraggio di non bloccarsi di fronte al politicaly correct, futurismo è superare gli ostacoli senza perdere di vista il punto d'arrivo.
Perchè le idee buone,le idee ardite e azzardate,vanno messe in pratica col coraggio dell'uomo vero.
Perchè "il coraggio,l'audacia,la ribellione,saranno elementi essenziali della nostra poesia"


domenica 27 maggio 2012

Le "Ideologie" crollano... Ma, gli affari restano e si moltiplicano!


In un'era così meschina come la nostra, è risaputo che l'essere umano abbia il desiderio di aggrapparsi a teorie e dottrine. Allora, perchè non prendere in prestito la chiave di lettura materialista, così brutale come quella della lotta di classe? Essa, il cardine su cui poggia il Socialismo, così come venne illustrata, si risolve in borghesi contro proletari, padroni contro operai, capitalisti contro lavoratori... Questa facilitazione, da molti elogiata, da altri addirittura negata e, da altri ancora creduta superata, era comprensibile, effimera, suggestiva, ma imprecisa. Se da un lato teneva conto del costante conflitto di interessi tra capitale e lavoro, dall'altro non aveva ben messo in luce un terzo elemento, quello della finanza o del super-capitale. Marx ed Engels, se ne avvidero. Ma la logica binaria, duale, essendo agevole ed affabile, era di conseguenza demagogicamente efficace. In modo secco e deciso, il marxismo tese a minimizzare le differenze tra speculatori e capitalisti. Uno degli effeti di questa criptica interpretazione fu la complicità, quasi naturale, tra i partiti marxisti ed i principali centri finanziari. Una complicità che ci potrebbe spiegare oltre un secolo di storia. Simultaneamente, i socialcomunisti e la finanza, per creare il loro Impero, aggredirono le industrie ed il libero mercato, mirando così a combattere ogni logica di Stato e Nazione. La finanza internazionale ed il credo comunista si ritrovarono in un saldo abbraccio. Se il capitalismo si fonda sullo sfruttamento del lavoro, la finanza (che è speculazione pura) si disinteressa del lavoro.

 Se il capitalismo sfrutta, la finanza impoverisce, rapina e specula. In molti, infatti, credono che la finanza stia sbagliando, poichè crea masse di affamati. Ma, in realtà, segue solo i suoi interessi ed il dio denaro. Bisogna stare molto cauti di fronte al pericoloso capitalismo rosso. E' la medesima logica per la quale si crede che gli americani in Afghanistan abbiamo fallito, ma non è così. Semplicemente, molti non hanno capito i veri interessi che aveva lì la Superpotenza... Il triumvirato NATO - ONU - U$A, con la sua finta pace,CERCAVA: destabilizzazione, base nella Via della Seta, posizionamento presso l'Heartland e controllo del papavero da oppio. Inoltre, spesso la gente non capisce, che la finanza può permettersi, anzi spesso vuol permettersi, un'altissima percentuale di disoccupati e di senza tetto. Di drogati. E di morti di fame. Un vero e proprio processo di omologazione culturale. Questo andamento è facilitato ulteriormente dal bombardamento mediatico attuato dai maggiori mezzi di comunicazione, che mirano, nella maggiorparte dei casi, a travisare la realtà.

 Oggi, se i comunisti subbiscono l'immancabile crisi dei manovrati, la finanza celebra il suo trionfo su POPOLI, NAZIONI, STATI e CAPITALI. E quasi tutte le componenti finanziarie si riconoscono complici in questo parassitismo verso la plebe, quindi, i poteri forti, per cessare periodicamente i malumori delle masse le "ubriacano". Danno al popolo, utilizzando una locuzione in lingua latina, panem et circenses (sussidi di disoccupazione, prestiti a lungo termine, - per essere più attuali - sky tv, ecc. ecc.). Le più grandi famiglie finanziarie, ebraiche o protestanti, funzionano così, ma lo stesso metodo vale anche per la finanza araba, prendiamo ad esempio waabita, che è ricca grazie allo sfruttamento del petrolio ed alle speculazioni borsistiche continue. Soltanto comprendendo questa realtà "antidemocratica", possiamo far qualcosa per il futuro... Però, senza negazione di libertà, di giustizia e di partecipazione che, per natura e vocazione, abbraccia questa pseudo-democrazia!

"Se un comunista è colui che legge Marx ed Engels, un anti-comunista è colui che capisce Marx ed Engels."


 Anthony La Malfa


venerdì 25 maggio 2012

RIPARTIRE DA ZERO. LE PROPOSTE DI GIORGIA MELONI.

Pur mantenendo fede alla nostra indipendenza di fondo, pubblichiamo volentieri gli spunti suggeriti, tra gli altri, da Giorgia Meloni per far ripartire la destra italiana...



RIFIUTI ZERO.
Niente discariche né inceneritori. Il futuro (e il presente…) nel ciclo dei rifiuti è riutilizzare gli scarti come materia prima seconda. Produrre meno rifiuti e imballaggi inutili e costosi, reintrodurre il vuoto a rendere, fare la raccolta differenziata porta a porta, sviluppare la filiera industriale dei materiali riciclati. Nel mondo avanzato funziona così, può succedere anche da noi.


IMPATTO ZERO.
Puntare sulle energie sostenibili e alternative. Fotovoltaico, solare, geotermico, biomasse, eolico. E nucleare da fusione: una fonte potenzialmente inesauribile, non radioattiva, che non produce pericolose scorie millenarie. L’assenza dell’Italia dal nucleare pericoloso da fissione può costituire un vantaggio per investire nella ricerca e mettersi all’avanguardia nel nucleare pulito.


BARRIERE ZERO.
Garantire piena cittadinanza alle persone disabili. Abbattere tutte le barriere, fisiche, psicologiche, economiche, che rendono difficile l’esercizio effettivo dei diritti di chi è affetto da disabilità.


KM ZERO.
Privilegiare il consumo di prodotti locali, a partire dall’agricoltura, riduce i costi e l’inquinamento provocato dai trasporti, sostiene l’economia locale, rispetta le vocazioni e le tradizioni dei luoghi.


EMISSIONI ZERO.
Sviluppare e potenziare il trasporto pubblico, la mobilità sostenibile, le piste ciclabili e i percorsi pedonali protetti nelle aree urbane. Per città a misura d’uomo, non delle macchine.


BUROCRAZIA ZERO.
Liberare la società dall’opprimente peso della burocrazia. Timbri, permessi, nulla osta, autorizzazioni, visti, certificati: una giungla da sfoltire e ricondurre a funzionalità ed efficienza. Per una Pubblica Amministrazione amica dei cittadini.


PRIVILEGI ZERO.
Merito ed equità viaggiano di pari passo. Per decenni il ‘merito’ è stato sacrificato sull’altare di una malintesa ‘eguaglianza’, lasciando campo libero a nepotismo, baronato e privilegi di casta. Garantire in ogni settore la libertà di accesso con selezioni basate solo sul merito.


CORRUZIONE ZERO.
Approvare subito la legge anticorruzione, rivendicando la sua nascita per iniziativa del PdL. Ripristinare l’etica e la moralità come presupposto fondamentale per il governo della cosa pubblica.


DEBITO ZERO.
Abbattere il debito pubblico per pagare meno interessi e liberare l’economia dal fardello che ne blocca la crescita: dismettere le partecipazioni non strategiche e il patrimonio non strumentale, imporre il prestito forzoso alle grandi ricchezze. Saldare i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese: non c’è niente di peggio di uno Stato che fa fallire i suoi fornitori.


EVASIONE ZERO.
Pagare meno, pagare tutti. Lotta senza quartiere all’evasione fiscale: chi evade costringe gli altri a pagare di più e provoca il conflitto sociale. 


IMPUNITA’ ZERO.
Certezza della pena per chi è condannato. Processo equo e in tempi ragionevoli per chi è indagato. Responsabilità civile per il magistrato che sbaglia per dolo o colpa grave.


DENATALITA’ ZERO.
Quoziente famigliare per fisco e servizi pubblici. Asili nido e servizi per i minori, Iva al 4% per i prodotti per l’infanzia. Piena applicazione della legge 194 sull’aborto, finora dimenticata e inapplicata nella parte che prevede di rimuovere le cause economiche e sociali che portano una donna a rinunciare alla maternità. Contrastare l’invecchiamento della popolazione è l’unica ricetta per dare un futuro all’Italia e riequilibrare il sistema pensionistico.


IGNORANZA ZERO.
Ricerca scientifica e innovazione tecnologica strumenti per la competitività. Favorire gli investimenti privati con agevolazioni mirate, aprire scuola e Università al mondo del lavoro senza mettere in discussione l’autonomia della cultura.


DEGRADO ZERO.
Fare una vera e propria campagna per la ‘bellezza’, contro il degrado dei quartieri, per il recupero delle periferie, la tutela dei beni storici, architettonici e paesaggistici. Basta con i venditori ambulanti abusivi, cartellone selvaggio, vietare la prostituzione in strada.


TOLLERANZA ZERO.
La ricetta che ha salvato New York dalla morsa della criminalità è ancora oggi l’unica che funziona: non dare tregua a delinquenti e criminali, tutelare la sicurezza dei cittadini, a cominciare dai più deboli. Lotta a tutte le mafie senza quartiere.


SUDDITANZA ZERO.
A testa alta in Europa e nel mondo. Politica estera senza soggezione per affermare il ruolo e gli interessi italiani nel mondo. Accettare di cedere quote di sovranità in favore di un’Europa politica, potenza continentale, e non di un’Europa ridotta ad astratto ‘mercato’ senz’anima.


LOBBY ZERO.
Una politica sempre dalla parte dei cittadini, degli interessi deboli e diffusi. Fuori dalla porta poteri forti, lobby e potentati.


DROGA ZERO.
Combattere tutte le dipendenze, rafforzare e integrare le politiche proibizionistiche con la prevenzione, contrastare la cultura dello sballo. Dimostrare ai giovani che ci si può divertire, ballare, cantare senza bisogno di usare ‘sostanze’.


USURA ZERO.
Sbloccare l’accesso al credito, riportare il sistema bancario al servizio del territorio. Incentivare il sostegno alle famiglie e alle imprese, agli investimenti produttivi, e penalizzare le attività speculative e puramente finanziarie che sottraggono risorse all’economia reale. Ridurre i costi di gestione dei conti correnti, delle carte di credito e di debito, degli strumenti finanziari che i cittadini sono costretti a utilizzare per le esigenze quotidiane.


VIOLENZA ZERO.
Riaffermare con intransigenza il fermo rifiuto della violenza come strumento di lotta politica. Contrastare la violenza in ogni forma e in ogni luogo: violenza sessuale, discriminazioni etniche, fanatismo religioso, sopraffazione degli indifesi ci troveranno sempre in prima fila a fermarne il cammino.


MASCHILISMO ZERO.
Perseguire l’effettiva parità tra uomo e donna. L’Italia è tra le ultime nazioni nel mondo sviluppato in questo campo. L’assenza delle donne nei luoghi che contano impoverisce il dibattito e fa venire meno un contributo visuale determinante. Favorire la crescita delle donne significa ripensare i tempi e i modi in cui è organizzata la società, il lavoro, la politica.


NOMINATI ZERO.
Basta con il parlamento dei nominati. Serve una nuova legge elettorale che reintroduca le preferenze o le primarie per dare ai cittadini il diritto di scegliere. La partecipazione è il fondamento della democrazia.


PARTITOCRAZIA ZERO.
Niente passi indietro sul bipolarismo. Al contrario, la riforma istituzionale deve segnare un avanzamento: elezione diretta del capo dell’esecutivo, fine del bicameralismo perfetto e del potere di veto dei partiti, maggioranze stabili. Partiti trasparenti, con statuti democratici e rispettati.


SECESSIONE ZERO.
La riforma approvata dal governo Berlusconi disegna un federalismo solidale e rispettoso dell’identità nazionale. Attribuisce le risorse agli enti territoriali responsabilizzandoli nella spesa, sostiene le aree depresse con il fondo perequativo, introduce il meccanismo dei costi standard al posto della spesa storica che ha finora premiato chi spreca, riconosce a Roma la specificità di Capitale. Il PDL deve rivendicare questa interpretazione del federalismo, sottraendolo a una Lega sempre più in crisi di ruolo e di nuovo tentata dalla deriva secessionista.


DIGITAL DIVIDE ZERO.
L’accesso a internet e ai relativi servizi informatici nella società moderna è un diritto universale, differenze così marcate di trattamento tra cittadini dello stesso paese sono inaccettabili. Il ritardo accumulato dall’Italia è spaventoso e riduce la competitività delle imprese. Investire sulla banda larga è una delle risposte necessarie per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia.

RIPARTIRE DA ZERO!



ZEROparaculi - ZEROleccaculi


giovedì 24 maggio 2012

A VENT'ANNI DA VIA D'AMELIO,MEMORIAL PAOLO BORSELLINO

A 20 anni dalla scomparsa di Paolo Borsellino la comunità militante,organizza un torneo di calcio a 5 per ricordare il giudice assassinato dalla mano mafiosa. Un modo per sensibilizzare i giovani e legarli allo sport attraverso la trama della legalità. Il torneo di calcio a 5 si svolgera nei campi di san papino nel periodo estivo compreso tra il 10 e il 20 luglio. 


Da siciliani non possiamo dimenticare l'odio. Come giovani non possiamo biasimare l'ignoranza. Come militanti abbiamo il dovere di rappresentare la legalità.  


Il pensiero di tal manifestazione non è solo rivolta allo sport e al concetto di legalità ma anche e soprattutto alla testimonianza, a quella staffetta di memorie che deve passare di mano in mano e di generazione in generazione.Proprio per questo motivo saremo presenti numerosi alla fiaccolata organizzata,ormai da anni dalla comunità di Palermo,per ricordare Paolo Borsellino Ricordare non è solo un dovere, ma un diritto di quei giovani che non si sentono rappresentati da uno Stato spesso poco presente sul nostro territorio.


SARA' POSSIBILE ISCRIVERSI AL TORNEO ENTRO,E NON OLTRE,IL24 GIUGNO.
PER MAGGIORI INFO CONTATTATECI SU FACEBOOK O AI NUMERI
 348.1708984 -  3455889056

mercoledì 23 maggio 2012

Gli uomini passano, le idee restano.




A 20 anni dal sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifanie Rocco Dicillo
Che il loro sorriso e la loro tenacia siano sempre da esempio per la nostra e tutte le nuove generazioni, Giovanni e Paolo non volevano diventare eroi, volevano solo fare il loro dovere per lasciare a noi e a tutti una Sicilia e un Italia migliore.
Il ricordo che deve restare indelebile nella nostra mente viene da queste parole:

Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana.

"Gli uomini passano,le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini". G.Falcone.

Cristian Alicata  -latestatanews

martedì 22 maggio 2012

A Giorgio Almirante,‎22 Maggio 1988 - 22 Maggio 2012



“Facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri.”

GIORGIO ALMIRANTE,padre della Destra Italiana
‎22 Maggio 1988 - 22 Maggio 2012



Ventiquattro anni fa', esattamente il 22 maggio 1988,si spegneva Giorgio Almirante,ultimo alfiere della " bella politica " uomo generoso,leale,pulito.Noi missini di allora e senza partito di oggi,sapevamo cosa perdevamo, ma non potevamo certo immaginare che 24 anni dopo un'intera comunita' che in lui si era riconosciuta,nei suoi valori credeva e nelle sue speranze si immedesimava,non avrebbe piu' ritrovato un uomo che cosi' profondamente ne incarnava anche le ragioni di un credo politico. La Destra del coraggio moriva con lui,la destra del riscatto e della speranza anche.Ma oggi possiamo dire che moriva con lui anche la Destra politica,forse per sempre.

Ciao Giorgio,grandissimo uomo.

domenica 20 maggio 2012

CERVANTES: CINQUE DENUNCIATI PER CROCI DAVANTI SERIT DI CATANIA



Pubblichiamo il comunicato dei ragazzi dello Spazio Libero "Cervantes".
la strada è segnata,la strada è quella giusta.AVANTI TUTTA!
"Amore e coraggio non sono soggetti a processo"

CATANIA, 20 MAGGIO 2012. Cinque militanti dello Spazio Libero Cervantes sono stati denunciati a seguito dell’istallazione di cento croci davanti lo sportello della Serit Sicilia Spa nella mattinata di mercoledì 16. L’azione nasce dalla volontà dell’associazione di promozione sociale Cervantes di denunciare l’iniquità del sistema di riscossione e tutte i morti che sta provocando.

“È evidente che abbiamo toccato un tasto scomodo al sistema tributario italiano –dichiara Gaetano Fatuzzo, responsabile dello Spazio Libero Cervantes-. Il Signor Monti invece di dichiarare che parole contro Equitalia e quindi Serit Sicilia non sono tollerate, - prosegue il responsabile- dovrebbe spiegarci perché una partecipata pubblica può agire nell’illegalità, caricando di interessi illegali il dovuto dai contribuenti e in maniera non trasparente.  In questo vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza agli impiegati SERIT, – continua Fatuzzo- colpevoli di fare solo il proprio lavoro vivendo momenti di tensione generati dalla schizofrenia del sistema di riscossione”.

“Noi crediamo nello Stato Sociale, -continua Francesco Chittari, dello Spazio Libero Cervantes- dove pagare le tasse è un dovere e garantire i servizi compito della Pubblica Amministrazione. Ma quando la partecipazione tributaria è usura legalizzata ai danni dei cittadini, o quando il pagato non corrisponde al servizio dovuto, una forza di popolo come lo Spazio Libero Cervantes non può tacere”.

“A chi pensa di intimidirci con queste denunce pretestuose –continuano i ragazzi del centro sociale non conforme-  rispondiamo che noi abbiamo messo tutto in conto”.
“Nei prossimi giorni lanceremo lo sportello di assistenza legale presso lo Spazio Libero Cervantes (Via Santa Sofia, 42) – concludono Fatuzzo e Chittari-  e un Forum di liberi cittadini presentando un documento di proposte e denunce del sistema di riscossione, dove tutte le associazioni e liberi cittadini potranno dare il proprio contributo.”

venerdì 18 maggio 2012



Siamo sempre giudicati solo come criminali
Non pensate di fermarci con le vostre sporche mani
Famiglia, razza e tradizione per l'orgoglio nazionale
Siamo gli ultimi ribelli, scenderemo nelle strade!




giovedì 17 maggio 2012

Atene addio.E Roma?



Mesi fa era una minaccia, ora l’uscita della Grecia dall’euro sembra inevitabile. L’aspetto più strano è il voltafaccia della Germania: ora non vale più il tormentone-minaccia per la credibilità della moneta unica e il temuto “effetto contagio”. Da Berlino e Francoforte è partita una campagna mediatica secondo la quale l’addio di Atene è il male minore. Meglio perdere l’anello più debole della catena piuttosto che ammorbidire la linea del rigore contabile e finanziario.
Questi eurotecnocrati, che forse speravano di barattare la Grecia con un consenso elettorale che gli è stato negato, rappresentano un’apocalisse come fosse un temporale estivo. Il ritorno della dracma, dicono, avrebbe sì conseguenze pesantissime per i greci, ma marginali per il resto dell’eurozona. I beni espressi in dracme perderebbero il 40 per cento del valore in euro, con successiva corsa a prelevare contanti dalle banche, controlli sui movimenti di capitali e di merci, crollo del Pil e dei redditi solo parzialmente compensato da vantaggi competitivi nelle esportazioni (i prodotti della piccola manifattura greca costerebbero molto meno) e invece appesantito dall’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia. I titoli di credito, privati e pubblici, diventerebbero carta straccia. Ne risentirebbero banche e investitori in possesso di debito greco; ma soprattutto Atene sarebbe costretta a finanziarsi con risorse interne.

Il resto d’Europa, sempre secondo i rigoristi di Berlino e Bruxelles, sconterebbe qualche tensione sugli spread e nelle Borse, compensati dalla mancata erogazione del prestito straordinario da 240 miliardi di euro previsto dal Memorandum su cui si è spaccato il Paese. Qualcuno (non so quanto a proposito) sventola addirittura il paragone con la crisi argentina da cui il grande stato latinoamericano si è ripreso, sebbene a scapito – tra gli altri – di milioni di risparmiatori europei. Se va a remengo uno stato come la Grecia (con la sua storia e soprattutto la posizione strategica per i rapporti con la Russia e la Turchia), affari loro. Questa è la spietata solidarietà del rigore.
La politica greca, che dovrebbe gestire questa fase, è paralizzata. Otto giorni fa dalle urne è uscito un Parlamento ingovernabile. In una settimana i leader dei tre maggiori partiti non sono riusciti a trovare un accordo. Si scivola verso nuove elezioni ad appena 40 giorni dalle precedenti, nelle quali – secondo i sondaggi – prevarranno le forze radicali anti-europee, di estrema destra ed estrema sinistra e il ritorno alla dracma sarebbe assicurato. Nel frattempo il Paese sarà governato non più da un tecnico (l’ex presidente della Banca di Grecia ci ha già provato ed è durato sei mesi) ma, secondo la Costituzione ellenica, da un alto magistrato scelto dall’ultraottantenne capo dello stato.

Questa è la prospettiva per gli ellenici se la politica greca non si decide a decidere, in un senso o nell’altro. Ora sostituite la parola “Roma” ad “Atene” e vedrete se non camminiamo anche noi sull’orlo del burrone. Abbiamo visto come si è giunti alla creazione dell’euro. L’esperienza dei tecnici in Grecia è durata pochissimo. La politica del rigore è ormai intollerabile, come confermano i dati elettorali di mezza Europa. In Germania avanzano i Pirati, in Francia la figlia di Le Pen, in Grecia tre partiti di estrema sinistra e uno neo-nazista. Da noi c’è Grillo. E’ così che si costruisce il futuro?

di Stefano Filippi

martedì 15 maggio 2012

Una domanda a Fini, l'uomo con la cravatta dal colore del cane in fuga


L’ultima volta che ho incrociato lo sguardo di Gianfranco Fini è stato a un semaforo. Io aspettavo l’autobus e lui era nella sua auto blu, sulla corsia interna di via Gregorio VII, a Roma. Ci siamo guardati un istante. Giusto il tempo di riconoscerci reciprocamente (così, almeno, spero, perché forse l’ho riconosciuto solo io, non riconoscendo nulla di ciò che era stato lui). Era stato, lui, quanto di peggio la destra potesse essere in un’Italia attardata negli anni 70 del secolo scorso. Era banale e normale. Non capiva la Voce della fogna. Non sapeva neppure chi fosse Alain de Benoist. Non apriva un libro e predicava il Fascismo del Duemila. Diocenescampi quant’era ordinario Fini, specie in tema di fascismo (a proposito: i ragazzi di CasaPound, oggi, sbagliano con “fascismo del Terzo millennio”, rischiano di restare nel solco di Fini). E se fosse utile scovare le stupidaggini ideologiche, in quel leader – così incrostato di destrismo, dove tutto il cascame della propaganda piccolo-borghese vi faceva alloggio – basterebbe svelarne la biografia: dalle simpatie per i regimi sudamericani alle gite da Saddam Hussein, fino ad arrivare alla campagna contro gli immigrati. Lo ricordo come fosse oggi, così comiziava a Montesilvano: “Devono imparare l’uso del sapone”.

Era il civilizzatore, dopo di che, certo, tutto si aggiusta. A maggior ragione si aggiustano le biografie. Ed è cambiato, Fini. Ha cominciato a non farsi riconoscere più parlando la lingua sofisticata di quelli che erano stati i suoi avversari interni. Quando si farà la storia della Destra in Italia verrà fuori tutto un mondo interessante, quello degli antifiniani, quello di Flavia Perina, di Umberto Croppi, di Fabio Granata e di Tomaso Staiti di Cuddia. Discendevano da radici importanti che erano i Pino Rauti, i Pino Romualdi, i Beppe Niccolai, e che erano tre diversi modi di buttarsi alle spalle il fascismo, quello di Rauti era “lo sfondamento a sinistra”, quello di Romualdi era il conservatorismo e quello di Niccolai, invece, era il socialismo tricolore. Si cambia e Fini, per dire, non poteva accettare uno come Romualdi che, pur essendo stato vicesegretario del Partito fascista a Salò, odiava il nostalgismo. Romualdi, raffinato e cosmopolita, spiegava sempre, non senza quella sua bella parlata predappiese: “Dopo il fascismo, sono i cretini che se ne vanno a fare i fascisti”. Fu anche il promotore “dell’idea occidentale”, Romualdi.

E Beppe Niccolai, il pisano, predicava un’Italia dove ai missini doveva essere dato il compito di difendere Adriano Sofri dalle accuse di assassinio e dove perfino Piazzale Loreto potesse finalmente trasfigurarsi, nella memoria, in un atto d’amore… Nulla di tutto ciò era in Gianfranco Fini, scelto da Giorgio Almirante, imposto in luogo di una figura straordinaria qual è Marco Tarchi, destinato a cambiare anche grazie a tutte quelle personalità – Granata, Croppi, Perina, Staiti oggi non più – un tempo irriducibilmente avversarie, quando in quello sfilacciarsi degli anni 70 e poi ancora negli anni 80, Fini restava l’Italiano in Lebole. Ed è cambiato, Fini. E’ stato anche un bravo ministro degli Esteri (niente a che vedere con Franco Frattini o, peggio, con l’attuale ministro). Aveva un ruolo alla Farnesina, era calato nella parte, e aveva un ottimo collaboratore, ovvero Salvatore Sottile che non è quello delle donne, suvvia, lo sapete bene. Lui, Salvo, è piuttosto quello che ha pagato un prezzo ingiusto senza mai chiedere di essere ripagato.

Ecco, forse ci ha messo un carico di buona fede, Fini. 
Lo voglio credere mentre se ne va via con la sua macchina, immagino reduce dalla sua nuova dimora di Val Cannuta. E però devo confessarlo che mi è venuto difficile scrivere questo pezzo perché, insomma, tutto s’è consumato mentre l’ho riconosciuto dietro quel vetro. E il suo modo di buttarsi alle spalle una storia è stato certo il peggiore di tutti i modi. L’antifascismo non è omeopatia, è un veleno. Altrettanto quanto può esserlo, giusta caricatura berlusconiana, l’anticomunismo. Praticare l’antifascismo oggi è un rinfocolare una guerra civile che gli italiani avevano già conclusa nel 1971, nell’anno della vittoria elettorale del Msi in Sicilia. Avrei voluto dirglielo se fosse durato ancora un minuto il semaforo rosso. E’ cambiato, certo, ma come i parvenu che ragliano al cielo la propria festosa mutazione, continua a cambiare fino a diventare uno scarto di Pier Ferdinando Casini. E ha gettato nel cesso della storia un mondo fatto di almeno tre milioni di italiani. E’ riuscito, lui, con le sue cravatte sbagliate, a distruggere un partito – un ambiente, una comunità – che da Bolzano a Trapani aveva superato le persecuzioni, l’ostracismo e l’indifferenza.

L’altra domanda, quella che magari riesco a recapitargli con queste righe, è questa: “Segretario, lo hai fatto un bilancio?”. Sicuramente sì, l’avrà fatto. E si sarà detto, sottovoce, di aver perso l’asino con tutte le carrube. Avrà fatto mente locale e capito – una volta per tutte – di non avere la stima e il rispetto di tre milioni scaricati nelle fogne. E si sarà aggiustata, ben annodata al collo, la sua cravatta il cui colore è quello del cane in fuga, bandiera di un’ambizione stritolata.
di Pietrangelo Buttafuoco

lunedì 14 maggio 2012

FERMA EQUITALIA,IL VOLANTINO..



FERMA EQUITALIA,UN SUCCESSO!












Un successo,l'ennesimo!!!
Oltre cento firme sono state raccolte dai militanti di Casaggì Milazzo e di NVP Messina a favore della proposta di legge,contro lo strapotere di equitalia,presentata da CasaPound Italia.
Un successo che dimostra come la popolazione sia unita nella lotta contro il sistema che strangola giornalmente il cittadino.
La raccolta firme di oggi (13/05) è il primo passo per far si che il popolo sia avanguardia di ribellione contro l'usura di stato.
Le firme di oggi marchiano a fuoco la volontà  di un popolo che vuole tornare ad essere sovrano del proprio destino.
LA LOTTA CONTINUA.
LOTTA CON NOI,CONTATTA I RAGAZZI DI CASAGGì!

venerdì 11 maggio 2012

Raccolta firme contro lo strapotere di "equitalia".Per saperne di più



Domenica 13 Maggio,dalle 17:00 saremo in via medici per promuovere una raccolta firme contro lo strapotere di "Equitalia".Di seguito una serie di domande e risposte per saperne di più.

Che cos’è questa proposta di legge?
E’ una proposta che mira a far modificare alcuni articoli del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 che regola l’attività di riscossione delle imposte da parte degli enti pubblici.
A cosa mira questa proposta?
Mira a porre alcuni paletti invalicabili all’attività di riscossione esercitata da Equitalia. In particolare si tratta di stabilire un importo minimo sotto al quale non può essere pignorata l’abitazione principale ad un cittadino, si tratta di impedire che alle imprese vengano pignorati i beni utilizzati nell’attività lavorativa oppure che vengano pignorati tutti i crediti. Teniamo a precisare che questa non è una legge “contro” Equitalia ma una legge che ponga un minimo di freno allo strapotere di Equitalia nei confronti di cittadini che, in anni di grave crisi economica come questa, possono aver accumulato dei debiti e che rischiano pure di vedersi portare via la casa o di dover chiudere l’azienda.
Per quali motivi volete porre questi paletti?
Perché se è giusto e doveroso pagare le tasse così come stabilito dall’art. 53 della Costituzione è altrettanto giusto tutelare il diritto alla proprietà dell’abitazione sancito dall’art 47 comma 2 e il diritto al lavoro garantito dagli articoli 4 e 25. E’ necessario che tutti questi principi costituzionali vengano conciliati tra loro. Inoltre lo consideriamo necessario per impedire ad Equitalia dei veri e propri abusi (come successo a Genova dove sono stati rinviati a giudizio i funzionari ed i dirigenti della società) e per garantire che le imprese possano continuare la propria attività nonostante i debiti: se per pagare le imposte arretrate viene tolto ad un agricoltore il trattore come farà a mandare avanti la propria impresa? Oppure se vengono pignorati tutti i crediti dell'impresa come farà questa a fare fronte anche ai più minimi adempimenti periodici?
Quali sono questi paletti?
Per quanto riguarda l’abitazione del debitore questa non potrà essere oggetto di azioni esecutive per debiti inferiori al 30% del valore dell’immobile determinato sulla base della Banca Dati dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) tenuta dall’Agenzia del Territorio e comunque non inferiore, in valore assoluto, a 20.000 euro. Per quanto riguarda, invece, i beni strumentali all’impresa deve essere prevista l’assoluta impignorabilità degli stessi, mentre per i crediti dell'impresa vantati verso terzi Equitalia potrà effettuare il pignoramento fino al massimo del 20% dell'importo totale. Se togliamo alle aziende gli strumenti per produrre reddito, oppure togliamo tutti i crediti e quindi l'intera liquidità futura, rischiamo solo di far finire in strada l’imprenditore e i suoi dipendenti. Tra l’altro, nel caso delle abitazioni pignorate e poi cedute all’asta si andrebbero anche ad ingrassare le tasche dei soliti avvoltoi che alle aste immobiliari acquistano gli immobili al 30-40% del valore effettivo. Un doppio insulto alle famiglie ed alle persone in difficoltà economica.
Cosa intendete per abitazione del debitore?
Intendiamo l’abitazione principale del debitore, cioè quella presso la quale ha la residenza. Quella, e soltanto quella, deve godere delle garanzie previste dalla nostra proposta di legge. Se possiede altre case quelle non potranno essere tutelate e quindi rientreranno nella vecchia normativa che regola la riscossione delle imposte.
Cosa intendete per beni strumentali?
Intendiamo tutti quei beni impiegati direttamente nell’attività dell’imprenditore al fine di produrre reddito: l’auto per l’agente di commercio, il trattore per l’agricoltore, la betoniera per l’imprenditore edile, il forno per il fornaio ed il pizzaiolo. Questo solo per fare alcuni esempi. Ovviamente non rientrano in questa categoria i beni che costituiscono l’oggetto dell’attività dell’impresa: un imprenditore edile avrà il diritto alla non pignorabilità del capannone che utilizza per magazzino, ma se ha in bilancio alcuni appartamenti ancora da vendere questi saranno pignorabili, così come un calzaturificio che non si vedrà pignorare le macchine che compongono la manovia ma potrà vedersi pignorare le scarpe che conserva in magazzino in attesa di essere vendute. La nostra proposta di legge comunque rimanda al Ministero dell’Economia e Finanze la determinazione, nello specifico, di ciò che si intende per beni strumentali per ogni tipo di attività, anche perchè non è sufficiente che un imprenditore iscriva in bilancio un bene per considerarlo automaticamente come strumentale, altrimenti ci troveremo col dentista che considera strumentale alla propria attività la Ferrari o la barca a Porto Cervo. Si tratta solo di beni strettamente necessari per la prosecuzione dell'attività d'impresa.
Perchè proponete un limite alla pignorabilità dei crediti verso terzi?
Perchè i crediti altro non sono che liquidità differita per l'impresa. Quando equitalia pignora tutti i crediti mette l'impresa in uno stato di insolvenza verso i fornitori, i dipendenti e lo Stato stesso. In pratica l'anitcamera del fallimento.
Perché Casapound Italia non dovrebbe essere considerata dalla parte degli evasori con questa proposta?
Perché CasaPound ritiene che la lotta all’evasione fiscale sia una questione di emergenza nazionale. Ma non per questo Equitalia può essere autorizzata ad “azzannare” qualsiasi bene di cittadini ed imprese, perché per incrementare le entrate erariali si rischia di danneggiare irrimediabilmente il tessuto economico e sociale nazionale. Riteniamo inoltre che debbano essere perseguiti, senza tregua e senza pietà, i grandi evasori cioè coloro che devono allo Stato più di 500.000 euro. Che poi sono quelli che usano tutti i metodi più subdoli per non pagare: società in paradisi fiscali, partecipazioni incrociate, utilizzo di scatole cinesi societarie, abusi del diritto, esterovestizioni ecc. ecc. Proprio per questo chiediamo che la percentuale pagata ad Equitalia sugli incassi nei confronti dei grandi debitori debba essere molto più alta rispetto a quello sui piccoli incassi, mentre adesso è la stessa per tutti i tipi di credito riscosso.
Anche la revisione della percentuale è prevista nella proposta?
No, perché la percentuale è prevista da una Convenzione che viene firmata da Equitalia con gli enti impositori, in primis l’Agenzia delle Entrate e l’INPS. Però noi richiediamo che in tale Convenzione le percentuali vengano riviste.
Richiedete altri provvedimenti?
Sì. E’ stata paventata l’ipotesi di concedere ad Equitalia il potere di effettuare indagini finanziarie. Quel potere deve restare limitato solo agli organi dell’Amministrazione Finanziaria (Guardia di Finanza ed Agenzia Fiscali) altrimenti rischieremo, in un futuro prossimo, di finire come negli USA dove lo Stato può bloccare i conti correnti bancari senza avvertire il contribuente. Noi siamo contrari a qualsiasi passo in questa direzione.
Cosa ne pensate di quegli enti locali che hanno deciso di avocare a sé le funzioni di riscossione precedentemente delegate ad Equitalia?
Pensiamo che sia solo un sistema per creare nuovi posti pubblici e che, probabilmente, costeranno più di quanto riusciranno a produrre. Perché una struttura adibita alla riscossione costa parecchio, richiedendo funzionari esperti che conoscano a menadito le norme sulla riscossione, avvocati in servizio permanente per le azioni esecutive e collegamenti a banche dati per avere il quadro della situazione patrimoniale dei debitori sempre sotto controllo. Sono dei costi fissi enormi che pochi comuni possono sostenere e coprire interamente con le entrate da riscossione su ruolo. Equitalia invece offrendo il servizio a tutti riesce a svolgere un buon servizio a costi contenuti perché con i grandi numeri realizza delle forti economie di scala ed inoltre è a maggioranza pubblica (il 51% è detenuto dall'Agenzia delle Entrate). Quello che noi chiediamo è che l’azione di Equitalia sia maggiormente regolata a garanzia dei cittadini e delle imprese.