giovedì 24 marzo 2011

No alla guerra in Libia!La protesta di tutte le Casaggì d'Italia!


                                



Oggi,23 marzo 2011,i militanti di Casaggì Giovinezza hanno affissi centinaia di locandine per manifestare il loro dissenso contro l'ennesimo intervento militare che  ha il sapore dell’interesse geopolitico, petrolifero e strategico fatto passare per nobile difesa dei diritti umani.









mercoledì 23 marzo 2011

LIBIA: CENTINAIA DI AGENTI INGLESI IN AZIONE DA MESI COI RIBELLI...


LONDRA - Da fine febbraio centinaia di militari britannici del Sas, lo Special Air Service, sarebbero in azione al fianco dei gruppi ribelli in Libia. Lo rivela il Sunday Mirror, scrivendo che da tre settimane due unità sono impegnate in Libia a preparare l'operazione. 


Si tratterebbe di gruppi soprannominati Smash per la loro capacità distruttiva. Il mandato è quello di dar la caccia ai sistemi di lancio di missili terra-aria di Gheddafi (i Sam 5 di fabbricazione russa) in grado di colpire a 400 chilometri di distanza. Affiancati da personale sanitario, ingegneri e segnalatori, gli Smash hanno creato posizioni sul terreno in modo da venire in aiuto in caso in cui jet della coalizione venissero abbattuti. 


La loro presenza è stata indirettamente confermata dal domenicale Observer: una delle preoccupazione dei piloti dei Tornado - scrive il giornale - sarebbe quella di non colpire i commilitoni delle forze speciali, operative a Bengasi per aiutare a “illuminare” i bersagli e offrire intelligence sul terreno. 


Vent'anni fa la Prima Guerra del Golfo diede allo Special Air Service la possibilità di tornare alle missioni nel deserto, che nel 1941 ne avevano determinato la nascita. La caccia ai missili Scud iracheni fruttò nuova fama e il riconoscimento del generale Norman Schwarzkopf. 

Non è la prima volta che le unità d'elite entrano in azione in Libia: a fine febbraio gli uomini del Sas hanno tratto in salvo dipendenti del petrolio bloccati a sud di Bengasi. Più di recente, il Sas è stato al centro di una clamorosa gaffe quando un team diplomatico britannico, assieme al commando mandato per proteggerlo, è finito in stato di arresto presso una base militare controllata dai rivoltosi. I diplomatici erano stati inviati in Libia per stabilire contatti con l'opposizione ma il loro fermo e successiva liberazione aveva smascherato la loro presenza che doveva restare segreta con grave imbarazzo di Hague e del Foreign Office.

mercoledì 16 marzo 2011

Buon Compleanno Italia:La Giovane Italia di Milazzo racconta l’unità d’Italia nella ricorrenza del suo centocinquantesimo.


150 anni d’unità d’italia: un Paese giovane, unito dai Giovani.

“L’esigenza di conoscere il passato per interpretare meglio il presente” con queste parole Gabriele Italiano ha aperto il convegno tenutosi ieri presso la nuova sede della Giovane Italia Milazzo,Seguito da un breve saluto da parte di Santino Smedili,grande uomo di destra,primo fondatore della Giovane Italia a Milazzo nel lontano 1968.


È stato l’avvocato Pasquale Morabito a dare un’interpretazione storico politica del centocinquantesimo ricordando quanto è stato fatto dall’area di centro destra affinché fosse data la giusta rilevanza ad un evento di questo genere, nel suo excursus ha messo in evidenza come spesso la storia è stata interpreta in senso “unilaterale” evidenziando gli universalmente condannati crimini fascisti ma mettendo in ombra ciò che fu fatto alle vittime del comunismo.

All’interpretazione storico politica è seguita quella prettamente storica del dottor Rino Piccione, medico, 32 anni, nel corso del suo intervento sottolinea che non è stato mai militante di destra. 
Aldilà di questo lato che noi Giovane Italia possiamo non condividere è stato molto chiaro nella sua disquisizione tecnica. Nel corso del suo intervento ha analizzato tecnicamente come è avvenuta l’unità d’italia. Un unità d’italia che secondo la sua analisi non è avvenuta per volontà del popola ma per una volontà che è stata imposta al popolo. Due realtà differenziate, il nord e il sud, sintetizzate nell’Italia Unita. Culture nettamente differenti ma che si trovano unite in una lingua comune. È proprio questa differenziazione originaria tra nord e sud, secondo il dottor Piccione, che è ancora oggi la causa della subordinazione del sud al nord.

A seguire vi è stato l’intervento dello storico del gruppo Giovane Italia Milazzo, il Giovane Giancarlo Romagnoli. 
Giancarlo durante il suo intervento ha messo in evidenza lo spirito di chi fu l’autore dell’unità d’italia: I giovani.
Giovani che nei momenti critici rappresentano la svolta. Giovani che devono imparare ad avere uno spirito unitario e provare a pensare cosa sarebbe l’Italia senza unità e magari ogni tanto anche a quei giovani, che a costo della libertà, si sacrificarono per questa unità.
Giancarlo ha concluso il suo intervento invitando i giovani a destarsi, così come ci invita a fare l’Inno di Mameli, perché le sfide del presente sono le nostre sfide, quelli che i nostri genitori ci stanno lasciando e che a noi toccherà affrontare.

Ultimo, ma non per importanza, è stato l’intervento di un membro storico del Fronte della Gioventù di Milazzo,Sergio Chillè che ha apprezzato l’iniziativa del nostro gruppo che, a suo giudizio, ha una rilevanza sia culturale sia politica. Il suo intervento è stato incentrato sull’importanza dell’unità d’italia in un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo attraversato da numerose separazioni nette tra nord e sud.
Dopo i ringraziamenti di rito,il convegno si è concluso con un aperitivo per festeggiare con un brindisi l’unità d’italia.

a cura di Rocco Vaccarino
Giovane Italia-Giovinezza 








sabato 12 marzo 2011

APERITIVO TRICOLORE

MARTEDì 15 MARZO VIENI A TROVARCI IN SEDE
   VIA ACQUAVIOLE 1A-SOPRA "SAPORE DI MARE" SALAMONE
APERITIVO TRICOLORE

martedì 8 marzo 2011

8 marzo? Un falso comunista-femminista

Ci hanno fatto credere che “l’8 marzo 1908 un gruppo di donne si riunirono nella filanda tessile Cotton di New York per dichiararsi in sciopero. Il padrone le chiuse a chiave e l’edificio prese fuoco: morirono 129 donne”. Nulla di tutto ciò è mai accaduto. Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908. Quando la verità storica emerse, si tentò di retrodatare l’origine della festa all’8 marzo 1857. Anche questo è risultato essere un falso storico. Quindi, ad una carica della polizia contro donne in sciopero l’8 marzo 1848. Anche questo è risultato essere un falso storico.

Nella realtà la festa dell’8 marzo è una stata imposta dal comunista Vlamidir Lenin e dalla femminista Alexandra Kollontai per far credere alle lavoratrici di essere state liberate dalla schiavitù capitalistico-patriarcale. La festa venne poi ufficializzata dal Soviet Supremo “per commemorare i meriti delle donne Sovietiche nella costruzione del Comunismo”.

In Italia, la festa venne introdotta nel 1922 dal Partito Comunista che pubblicò sul periodico “Compagna” un articolo secondo il quale Lenin proclamava l’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna”. La festa cadde in disuso, e venne reintrodotta l’8 marzo 1945 dall’UDI, una organizzazione composta da donne appartenenti al PCI e ad altri partiti di sinistra. Fu nel dopoguerra che venne fatta circolare la falsa storia delle donne bruciate. In Italia il simbolo è la mimosa; in paesi con climi più freddi il simbolo è un nastro viola, in quanto è stato fatto credere che le inesistenti lavoratrici bruciate producevano panni viola.

Nella realtà storica, esiste una vera violenza contro donne ed un vero incendio accaduti l’8 marzo. Del 2000, quando un gruppo di femministe coperte da passamontagna diedero fuoco a croci in una Chiesa, vandalizzandone le mura e l’altare con graffiti che proclamavano “No Dio, no padroni” e con assorbenti sporchi e con preservativi, distruggendo inni e testi sacri, buttando giù altre donne anziane colpevoli di essere contrarie all’aborto.


Fonti:
National Post del 31 Marzo 2001“Real cross-burning ignored by Hedy Fry”,http://www.fact.on.ca/news/news0103/np010331.htm
Susanna Nirenstein, Il giallo ’8 marzo’ ma quella data è un falso storico, articolo de La Repubblica, del 6 marzo 1987.