venerdì 27 gennaio 2012

Oggi ho un buon motivo per ricordare



Ci sono tanti motivi per ricordare. Spesso velati da altri motivi. L'Olocausto è una strage senza tempo. L'annientamento umano, non ha mai una precisa connotazione politica. La storia è piena di genocidi. Dalla Vandea ai Pogrom ai Gulag alle Foibe.Per restare nella storia moderna altrimenti potremmo anche accennare alla strage degli indiani nativi o degli aborigeni australiani. Suonano sempre lontane queste storie, in senso spaziale e temporale. Un po' come l'Olocausto, ricordato in tutto il mondo. Altri genocidi lo sono meno poiché non c'è una comunità con cui potersi identificare nel massacro. I francesi sono francesi, mica tutti vandeani, toccar loro la rivoluzione, l'unica guerra che hanno vinto, quella contro sé stessi, è un tabù. Sono un tabù i campi di concentramento di Stalin così come il fatto che fino a 30-40 fa nel cuore degli Stati Uniti vi fossero autobus per “negri” e autobus per bianchi. C'è poi ilbloody Sunday dei soldati britannici ai danni dei cattolici irlandesi. E via via stragi a noi più vicine, di cui però stranamente nessuno parla.

Ci hanno educato a ricordare attraverso film, immagini, paragrafi e paragrafi di libri di storia. Come un ossessione alla memoria. Paura di non ricordare o paura nel ricordare? Ho aspettato solo questo momento per accennare alla situazione palestinese.

Funziona così. Dopo l'Olocausto toccava che questi signori “liberatori”, parliamo di Mister Alcolisti anonimi, l'uomo che sussurrava alle bombe atomiche e il mangia bambini di turno, trovassero una soluzione per i tanti esuli ebrei. Si saranno detti “qui no, qui c'è il deserto, qui ci serve, lì è mio lì è tuo toh! Ecco! Una terra di contadini che si affaccia sul mediterraneo! Quelli stanno lì solo da tremila anni!” Pianti il seme del male e aspetti che cresce. 3 guerre, milioni di morti, il Settembre Nero, Nasser, Arafat, Hamas, e tutto il resto... la polvere sotto il tappeto prima o poi ti uccide.

Ma la verità è anche peggio degli slogan. Parliamo di vere e proprie colonie, di recinti, di McDonald che sorgono dietro baracche, uomini che vivono in reggie sopra uomini costretti al degrado totale della dignità. Non si chiamano campi di concentramento. Non è l'Olocausto. Non è una strage. Non è vendetta. Non è conosciuta. Eppure oggi ricordare, deve far valere il dovere di sbagliare di nuovo. Eppure in Palestina oggi, si continua a morire mentre si va a fare la spesa. Lì dove alcuni uomini hanno comprato la libertà di altri. Nessuno farà un film, nessuno li ricorderà a scuola, nessuno ne parlerà su RaiUno. Eppure l'Olocausto continua e Israele ne è responsabile. Un buon motivo per ricordarlo...



Santi Cautela