giovedì 27 giugno 2013

LUIGI RIZZO EROE NAZIONALE

Oggi una delegazione di nostri militanti si è recata al cimitero cittadino per rendere omaggio al comandante Milazzese,soprannominato "l'affondatore", Luigi Rizzo,nell'anniversario della sua morte.

Un grande esempio per l'Italia,ma soprattutto per tutto il popolo siciliano.A  Luigi Rizzo vanno gli onori di alte imprese come quella di Premuda,la Beffa di Buccari e il conferimento della medaglia d'oro al valor militare per l'affondamento della Corazzata "Wien".

Condottiero di svariate azioni militari compiute nel nome dell'Italia al fianco di audaci combattenti,quali Gabriele D'Annunzio e Costanzo Ciano.

“La storia ha inciso: sul Mar brilla la intrepida Milazzo” 

27 Giugno 1951 - 27 Giugno 2013
ESSERE ESEMPIO • 


mercoledì 26 giugno 2013

Milazzo Solidale:Associazionismo e volontariato nella città del Capo.


Uno degli aspetti peculiari della moderna società civile è sicuramente la presenza di libere associazioni tra i cittadini. Da tempo l'associazionismo è considerato il migliore strumento per garantire la partecipazione dei cittadini alla vita dell’ urbe per il conseguimento di finalità di natura culturale, politica, sportiva, ricreativa ma anche ambientale e religiosa.
In una associazione, gli interessi del singolo divengono interessi del gruppo e quindi dell’ intera collettività. 

Anche a Milazzo la rete delle associazioni è piuttosto sviluppata, a cominciare dal settore sociosanitario (pensiamo all’ Aias, Avis, Avulss) e tante altre attivamente impegnate nei servizi alla persona, nell’ assistenza domiciliare, nei centri di ascolto per le famiglie in condizioni disagiate.

 Certamente il primato (quantomeno per il numero di iscritti) è comunque quello delle associazioni sportive che uniscono centinaia di giovani della piana. Numerose le squadre di calcio presenti nelle varie frazioni del territorio ( San Pietro, Santa Marina, Sacro Cuore) solo per citarne qualcuna, ma importante è anche la presenza di gruppi nel settore della pallavolo e del rugby. 

Sicuramente la voglia di stare insieme e divertirsi è forte a Milazzo, anche se le possibilità dei giovani mamertini sono costrette a misurarsi con le difficoltà di strutture comunali poco attrezzate o spesso inagibili.

Anche le associazioni culturali e religiose risultano molto attive sul territorio, numerosi i gruppi giovanili parrocchiali presenti a Sacro Cuore, Grazia, Santo Stefano, San Francesco, che insieme ai gruppi Scout sono spesso promotori di iniziative pastorali, di volontariato e di catechesi.

Uno dei settori un po’ dimenticato è quello della protezione civile, risulta costituito un gruppo comunale le cui attività tuttavia da anni sono sostanzialmente assenti. Peccato, perché in un contesto territoriale dove i rischi calamitosi di varia natura sono un dato reale , la possibilità di fruire dell’ aiuto di comuni cittadini disposti a prepararsi ed esercitarsi per far fronte ad ogni possibile emergenza, non può passare in secondo piano.

È auspicabile quindi che in quest’ultimo settore, come nelle altre realtà associative milazzesi, l’ amministrazione comunale avvii una politica locale finalizzata a promuovere, incentivare e valorizzare le attività di questi gruppi sociali che oggi più che mai costituiscono un elemento essenziale di ogni importante realtà cittadina.                                                  


di Alessio Catalfamo
dal secondo numero di InformAzione

venerdì 21 giugno 2013

Dietro la battaglia sulle nozze omosessuali si celano grossi interessi economici

Quanto sta accadendo in Francia, lo scontro politico e culturale tra i sostenitori e gli oppositori delle legge sulle nozze gay, sta portando al centro del dibattito nei Paesi europei la questione della famiglia, più precisamente su cosa è famiglia e che ruolo ha nella società.
È del tutto evidente che quella delle nozze gay è soltanto l’ultima battaglia della guerra portata avanti, fin dal Novecento e forse anche prima, dalle correnti radical-progressiste il cui fine ultimo è, secondo la teoria di Plinio Corrêa de Oliveira, scardinare il pensiero cristiano-cattolico dalle istituzioni, dalla società, dalle menti e dagli stili di vita degli uomini. Tuttavia questa visione deve essere integrata con una più attenta analisi della profonda relazione di tali ideologie con il modello economico-sociale imperante nel mondo. È impensabile che la rivoluzione dei costumi, la quale tocca inevitabilmente il concetto stesso di famiglia, sia in qualche modo slegata dagli interessi che muovono l’economia globalizzata basata sul libero mercato e sul consumismo di massa.
Senza scomodare banali teorie complottiste possiamo osservare, alla luce del sole, come si coniugano perfettamente le ideologie radical-progressiste con le più pericolose logiche del mercatismo. Il primo punto da tenere in mente è l’insegnamento del grande sociologo polacco Zygmunt Bauman sulle peculiarità della “modernità liquida” basata appunto sulla “liquefazione” dei corpi solidi della società: lo Stato, il sistema sociale, la famiglia, la religione. La “modernità liquida” abbatte ogni legame sociale, giudicato “tradizionale” quindi obsoleto e intrinsecamente sbagliato, per consentire ai mercati di imporre modelli di vita conformi al sistema consumistico. La famiglia, corpo solido naturale e basilare della nostra società, è il primo soggetto da disgregare e riorganizzare secondo le esigenze del mercato.
Se guardiamo le due grandi battaglie radical-progressiste della seconda metà del Novecento in Italia, divorzio e aborto, comprendiamo meglio questo percorso. Lo storico Giovanni Gozzini ha rilevato come in Italia (così come accaduto in altri Paesi occidentali) la baby boom generation, tra la fine della guerra e gli anni ’50, sia stata protagonista di una “mutazione individualista” della società. Tale cambiamento è riscontrabile soprattutto sul piano demografico (meno matrimoni, più single e meno figli) e sul piano delle identità culturali (secolarizzazione e religione “fai da te”). Gozzini inoltre afferma che la mutazione individualista ha trasformato le famiglie italiane da unità di risparmio ad unità di consumo. La procreazione diventa quindi un fattore legato quasi unicamente al nuovo stile di vita consono alla società dei consumi, sradicando l’impostazione cristiana bimillenaria sulla sacralità della vita (aspetto religioso) e sul concetto antropologico e laico della “vita come dono” (e non come possesso e bene disponibile). Il demografo Eugenio Sonnino ha sottolineato come, a causa dei messaggi pubblicitari martellanti, i redditi familiari siano stati indirizzati sempre più verso l’acquisto di beni più o meno durevoli. Tutto questo ha orientato verso la concezione di famiglie ristrette. La legalizzazione e la promozione dell’aborto sono stati funzionali alla società dei consumi.
Non deve stupire l’apparente schizofrenia tra diffusione parallela dell’aborto e della procreazione assistita degli ultimi decenni. Sempre Bauman svela il “segreto” della società dei consumi cioè su come influisce sul nostro modus vivendi: il consumatore (l’homo consumens) deve essere perennemente insoddisfatto e guidato sempre verso nuovi bisogni. Se l’aborto ha la funzione di permettere alla donna (ma anche all’uomo) di non avere l’ingombro di una gravidanza che può compromettere o cambiare carriera e/o modello di vita, la procreazione medicalmente assistita consente a tutti di avere un bambino, nuovo oggetto del desiderio. Aborto e procreazione assistita sono strumenti opposti per soddisfare bisogni individuali. Qui la faccenda, rispetto agli altri oggetti di consumo, è più complessa perché l’oggetto in questione è in realtà un soggetto, cioè un’altra vita umana. Questo solleva problemi etici difficilmente risolvibili.
Il dibattito sulle nozze gay, e quindi sulla possibilità di avere figli, si inserisce in questa direzione. La campagna radical-progressista per i diritti gay non può che trovare l’approvazione dei propugnatori del consumismo. La piena legittimazione dello stile di vita gay e la progressiva equiparazione delle famiglie omosessuali a quelle eterosessuali ha spalancato le porte a nuovi bisogni da soddisfare. Non dobbiamo cadere nel tranello buonista che propaganda le adozioni come possibilità per bambini orfani di trovare accoglienza e amore nelle “nuove famiglie” gay. Nei Paesi dove la legislazione pro unioni gay è più avanti possiamo riscontrare certe scelte perfettamente uguali a quelle operate dalle famiglie etero, nel solco dell’ideologia consumista. Così come avviene per famiglie che non possono procreare, a causa di patologie, anche le coppie gay preferiscono nettamente la fecondazione assistita (nel caso dei gay quella eterologa) piuttosto che il ricorso alle adozioni. È abbastanza scontato il motivo: si preferisce un bimbo proprio, biologicamente figlio di almeno uno dei due partner, invece di un bambino già avanti con gli anni e cresciuto in altri contesti. Anche in Italia, benché non esistano leggi a favore delle unioni gay, iniziano a sorgere “famiglie gay” con bambini nati in provetta grazie al fenomeno del “turismo riproduttivo”. Queste prassi hanno sempre lo stesso problema a monte: stiamo parlando di una vita umana manipolata per soddisfare un altrui desiderio.
Il “mercato della procreazione assistita” già ampiamente sviluppato grazie alle famiglie etero si sta ingigantendo proprio attraverso la creazione di “nuove famiglie” costrette, dalla propria intrinseca natura sterile, a ricorrere alle “industrie della vita”. Il filosofo comunitarista Michael Sandel descrive questi luoghi come “centrali dell’eugenetica per il libero mercato” dove è possibile scegliere le caratteristiche del bambino-oggetto da comprare. L’ingegneria genetica oggi dà la possibilità ai genitori di decidere il sesso, la muscolatura, la memoria e la statura. È facile comprendere quali interessi economici siano alla base di questa nuova frontiera biotecnologica convertita alle logiche del consumismo. Scrive amaramente Sandel: “Alcune cose che contano nella vita sono degradate se vengono trasformate in merce”.
Utile ricordare anche la questione della diagnosi preimpianto (in Italia c’è un grande dibattito su questo tema) che permette di identificare la presenza di malattie genetiche o di alterazioni cromosomiche negli embrioni. Una tecnica che risponde al mito del “bambino perfetto”, esattamente come un qualsiasi elettrodomestico, i cui risvolti morali devastanti sono stati messi in evidenza da Sandel.
Le rivendicazioni delle comunità gay, che negli anni ’60 e ’70 avevano basato il loro stile di vita sul rifiuto della famiglia tradizionale e borghese, sono state dirottate sulla pretesa di avere una famiglia e sul diritto/possesso di un figlio-oggetto. Anche in questo caso si amalgamano le nuove strategie comunicative della associazioni gay – Marshall Kirk e Hunter Madsen già negli anni ’90 teorizzavano di proporre al pubblico l’immagine rassicurante delle coppie gay simili alle famiglie, mettendo da parte ogni atteggiamento provocante e alternativo tipico dell’”orgoglio gay” degli anni ’70 e ’80 – con le esigenze dei mercati di vendere prodotti (in particolare i bambini in provetta come abbiamo visto) alle “nuove famiglie”. Senza voler entrare con il dovuto approfondimento sulla questione della crescita dei bambini all’interno di una coppia gay, mi limito a segnalare come un gran numero di psicologi e sociologi smentiscono, nel quasi totale silenzio dei media, la vulgata buonista e progressista sull’argomento, ribadendo come sia fondamentale e complementare la presenza maschile e femminile nell’educazione di un bambino. Leggi che aboliscono i nomi di mamma e papà in favore di risibili nuove categorie come “genitore 1” e “genitore 2” danno la misura dello slittamento ideologico tra il comico ed il grottesco.
Non voglio entrare nel merito dello stile di vita dei gay scomodando questioni morali delicate. Voglio solo dire ai singoli gay, dotati di una propria individualità non per forza omologata al pensiero delle associazioni di appartenenza, di riflettere su come essi possano diventare strumenti inconsapevoli di interessi economici più grandi e scellerati.
di Mauro La Mantia

Rinnovatevi col sole.Con ogni sole rinnovatevi.

SOLSTIZIO D'ESTATE

lunedì 17 giugno 2013

Intervista a Pietrangelo Buttafuoco

In esclusiva per Casaggì Milazzo,intervista a Pietrangelo Buttafuoco,scrittore e giornalista siciliano,nato a Catania,voce autorevole del pensiero “non conforme”,il quale annovera nella sua carriera importanti collaborazioni con “il Foglio” ,“il Giornale” ,“Panorama” ,“la 7”,oltre a numerose pubblicazioni di libri.      


Vogliamo aprire quest'intervista,in maniera un po' inusuale. Non con una domanda di politica ma bensì parlando di un problema che ci riguarda da vicino: il MUOS. 

Sappiamo in linee generale che il MUOS è un sistema radar fortemente voluto dal governo Americano e fortemente dannoso e nocivo per la salute, infatti vi sono tre esemplari in tutto il mondo siti a chilometri a chilometri dalle città abitate; un quarto invece, pronto alla realizzazione, a Niscemi, tra le case tra la popolazione. Comitati e semplici cittadini si sono mossi contro la realizzazione di questa potenziale macchina di malattie e non solo, altamente inquinante. Ma perchè nessuno ne parla? O meglio perchè a livello nazionale sembra quasi non interessare la continua protesta del popolo di Niscemi e non solo, dato che la contrarietà alla realizzazione è unanime, perchè c'è così poca informazione su un mostro ambientale come il MUOS?Perchè il presidente Crocetta, che fa capo ad un partito che ha la maggioranza alla camera, non si espone fortemente contro? Anzichè limitarsi alla pubblicazione di comunicati utili "per i politici del web"?

Non ne parla nessuno del Muos per un motivo proprio semplice: l’amministrazione statunitense non gradisce. E siccome in Italia (che è a tutti gli effetti una colonia) non esiste di certo “la libertà di stampa” nessuno – di conseguenza – può prendersi la libertà di parlarne. Se ci pensa è qualcosa di più grave della celeberrima antenna della “Radio Vaticana”, i giornali e i tg ne riferirono ampiamente con tanto di referti medici e di polemiche che non si fermarono davanti all’autorità pontificia. Del Muos, invece, si dà notizia solo lo stretto indispensabile quando appunto – oltre il tam tam del web – nell’ambito delle manifestazioni capitano cariche ed incidenti. Ma la sostanza, quello che lei ha ben spiegato, non viene raccontata mai sebbene il Muos abbia implicazioni geopolitiche e di strategia di gran lunga più importanti della Tav, giusto per fare un altro esempio. Mi risulta che Crocetta abbia sostenuto le ragioni di chi contesta le istallazioni del ‘Radar’ ma le ragioni di Roma, non ultime una serie di trappole imposte dai contratti, hanno prevalso sui sentimenti”.

Soffermandoci sul tema Regionale, possiamo notare come siano già passati quasi 250 giorni dall'insediamento del governo Crocetta. Alla luce di questi primi 7 mesi, come valuta l'operato del Governatore e soprattutto cosa ne pensa della tanto acclamata e pubblicizzata "rivoluzione" che a suo dire Crocetta avrebbe dovuto attuare ma che in fin dei conti si è già dissolta come una bolla di sapone?

Credo di essere già stato querelato su questo tema. Tempo fa scrissi una lettera aperta a Franco Battiato dove l’avvisavo del disastro politico-culturale di questo governo e proprio in questi giorni m’è arrivata la notifica del procedimento penale in corso. Certo, non sarà stato Battiato a querelare. Per esclusione credo sia stato il governatore e perciò, giusto per svelare questa bolla di sapone ben lucidata da trasmissioni televisive assai glamour, facciamoci una domanda: se solo un Cuffaro avesse nominato assessore una sua segretaria, ecco, non sarebbe successo tutto un vivamaria in Sicilia, non ci avrebbero fatto invadere dai marines per liberarla da siffatto satrapo? A Crocetta, evidentemente, è consentito tutto.

Se le prospettive politiche siciliane non sono delle migliori, ancor peggio possiamo trovare se ci soffermiamo sul panorama Nazionale. L'ultima tornata elettorale ci ha presentato uno paese spaccato in più parti ed ha portato a questa "impropria" forma di governo che tutto sembra fuorché quello in cui gli italiani speravano e soprattutto quello di cui gli italiani necessitavano. Preso atto di questo Governo delle larghe intese, lei non crede sia solo una riproposizione più o meno andata a male del tanto odiato Governo Monti con la sola differenza del voto popolare, mancante nell'esecutivo dei Professori, ma con lo stesso placet dei poteri forti della finanza?

Questo governo, l’esecutivo Letta, nasce per necessità di fare fronte all’urgenza. Tutto è bloccato in Italia. Tra un mese 150.000 dipendenti della sanità pubblica vedranno scadere il loro contratto senza la possibilità di confidare in un rinnovo. Gli italiani hanno ben poco da sperare anche perché, sia detto con la dovuta brutalità, non sono certo migliori della classe dirigente che vanno a scegliersi in ogni tornata elettorale. Ancora prima rispetto alle strategia dei poteri forti e della finanza internazionale c’è un disastro politico-culturale tutto nostro che agevola il lavoro degli speculatori. Non era certo un gran bel governo quello di Berlusconi, né migliore l’avrebbe potuto fare Bersani. E’ il punto di realtà che ha determinato lo svolgersi dei fatti.

Dunque constatiamo come in questo scenario, dove la decadenza della buona politica, dei valori e degli ideali è in forte espansione, si senta e ci sia il bisogno di una rinnovata presenza di quella destra sociale e di popolo che tanti cuori ha infiammato e tante anime ha aggregato sotto la stessa fiera bandiera.
Secondo lei al giorno d'oggi potrebbe tornare ad esistere un soggetto politico-culturale del genere e se si, che spazio troverebbe nel quadro politico di questa nuova epoca?

Dice da destra, si riferisce a qualcosa che possa nascere a destra, nel solco di quel che fu la destra? La vedo difficile. Gli ultimi tentativi sono stati velleitari e furbi. Non ultimo quello di rimettere insieme i cocci di un mondo che è stato stuprato dalla cinica organizzazione di un piccolo gruppo dirigenziale interessato alla sopravvivenza del proprio stipendio. Sempre confidando in un elettorato che, in cambio, portava loro un carico di buona fede risolto infine nel nulla, il cubico nulla di una distruzione totale.

dal secondo numero di InformAzione


mercoledì 12 giugno 2013

II Memorial PAOLO BORSELLINO

Due settimane di sport,aggregazione,agonismo e amicizia,due settimane "staffetta" per tramandare alle giovani generazioni il ricordo di un grande uomo che ha segnato la storia italiana,con il suo coraggio e la sua determinazione.
IL RICORDO E' ANCORA VIVO.

II Memorial PAOLO BORSELLINO
8-20 LUGLIO - San Papino - Milazzo.

Termine iscrizione 30/06
 

martedì 11 giugno 2013

MENTRE MILAZZO MUORE Cronaca di un delitto premeditato e coscientemente effettuato.


 
C'era una volta una Città, non era né una metropoli né una grande città, ma era una Città viva e piena di risorse. Questa Città era ricca sotto tutti i punti di vista, dall'arte alla bellezza dei paesaggi e dalle piccole attività commerciali fino alle grandi distribuzioni, e col tempo sarebbe potuta diventare il fiore all'occhiello di una provincia, la migliore, la perla del Tirreno. Questo squarcio di paradiso si chiama Milazzo ma la sua bellezza, la sua vitalità, la sua crescita e la sua ambizione sono state piano piano sotterrate da una vera e propria azione di distruzione e soffocamento attuata da una grande ammucchiata di individui,che ingannando la popolazione, hanno conquistato il potere unicamente per portare a termine il loro scopo: uccidere Milazzo.

Ed eccoci, ci troviamo cosi in una città che di quel bel passato ha davvero poco, a partire dalle strade ormai quasi totalmente buie e disastrate, dalle attività commerciali che pian piano spariscono per mancanza di sostegno da parte dell'amministrazione fino ad arrivare alla totale disaffezione per la politica e per il vivere sociale.               
La cosa che però fa più riflettere è che, mentre Milazzo muore, c'è un sindaco che coscientemente incurante dei problemi che affliggono la città e i cittadini pensa solamente a come perpetuare la sua “vendetta” personale utilizzando la scellerata scelta di mandare in fallimento la città della quale sarebbe in teoria il “primo cittadino”.

Mentre Milazzo muore, mentre sempre più negozi abbassano la saracinesca definitivamente, ci troviamo con un'amministrazione aborto che sulla falsa riga del suo sindaco si fa lobotomizzare, eseguendo gli ordini di quest'ultimo restando quindi inerme di fronte al giornaliero scempio cittadino, capace solo di riscuotere lo stipendio (intero e puntuale come un treno svizzero).
Mentre Milazzo muore, chi di dovere non pensa alle famiglie a disagio ma a nominare amici e conoscenti in questo o quell' ufficio.

Mentre Milazzo muore c'è un certo Assessore, teoricamente delegato alla cultura e alle politiche giovanili, che (in una giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne) si permette di insultare platealmente e volgarmente mediante l'utilizzo di termini ed espressioni vecchie, stantie e volgari una rappresentanza giovanile rea a suo dire di averlo diffamato, ma che aveva invece colpito pungentemente (senza volgarità ne maleducazione) nel segno le pecche e le mancanze di questo presunto Assessore.

Mentre Milazzo muore, ci si accorge come questo “piccolo” Assessore e in generale l'amministrazione tutta, abbia perfettamente incarnato lo spirito e i metodi utilizzati da quell'impresentabile Sindaco che utilizza le armi della maleducazione e della ritorsione quotidianamente contro chi si permette di criticarlo.

Mentre a causa delle loro politiche insulse i giovani milazzesi non hanno possibilità di esprimersi in nessun modo ed in nessun luogo, mentre le strade diventano percorsi ad ostacoli, mentre il “paesaggio” viene sempre più caratterizzato dalle saracinesche abbassate e dal grigiore tipico dell'inattività vitale, mentre tutto questo accade, questa masnada di improponibili continua imperterrita ad eseguire ordini ed ritirare stipendi, chiusi nelle loro stanze pensano a come legarsi mani e piedi a quelle poltrone che tanto hanno desiderato e per le quali hanno eseguito l'ineseguibile e per le quali stanno lentamente e inequivocabilmente perpetrando questa lenta fine.

Qual è il loro scopo? Facile, rendere inerme la cittadinanza sperando che questa possa in futuro riconfermare questo scempio d'amministrazione. Forse ci riusciranno, forse no;
di sicuro è certo che ci stanno provando in tutti i modi e con tutti i mezzi a loro disposizione non curanti che in questa loro personale guerra le vittime sono e saranno i cittadini milazzesi.

C'era una volta una Città meravigliosa che oggi forse non c'è quasi più, ma la colpa è solo nostra avendo permesso tutto questo. Tocca a noi quindi riparare all'errore commesso non facendoci circuire un'altra volta. Personaggi incapaci, impresentabili ed improponibili...Milazzo vi ha scoperto, Milazzo non vi vuole.
di Giorgio Italiano
dal secondo numero di InformAzione


lunedì 10 giugno 2013

VESTI LA RIVOLUZIONE


Per info,taglie e spedizioni:
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"InformAzione" atto secondo

Tanta la gente che, anche ieri (09/06), ha affollato il nostro banchetto nonostante la giornata estiva che ha portato molti cittadini a preferire la spiaggia alle vie del centro.

Molti gli attestati di stima e gli incoraggiamenti ad andare avanti e a fare sempre meglio.Protagonista assoluto "InformAzione" ha fatto breccia nei cuori di molti che aspettavano questa uscita da più di un mese.Tanta gente rimasta entusiasta della prima uscita e che nuovamente si è presentata al nostro banchetto per complimentarsi e ricevere la seconda copia.

In città lentamente qualcosa sta cambiando,la gente è stanca,provata e spazientita dal colore politico di questa amministrazione,che altro non è che la figlia minore delle amministrazioni "rosse" delle città più importanti (Palermo,Napoli,Milano) e sappiamo tutti i risultati che stanno ottenendo.

Un sindaco che non ha mai rappresentato la maggioranza dei cittadini e che si trova nello scranno più alto di Palazzo delle Aquile grazie all'appoggio insensato della solita sinistra faziosa e di qualche franco tiratore.
Un Giunta fatta di gente "non eletta",che non ha alcun peso elettorale e che si permette di insultare chi non la pensa come loro.

Questa situazione non passa certo inosservata,e la tanta gente di ieri ne è la dimostrazione.Al 2015 manca meno di quanto pensate!






venerdì 7 giugno 2013

Buttafuoco:una destra oltre la ditta PdL-Lega


Si parla di un nuovo soggetto di destra, ma «se se ne va Berlusconi come lo fanno? Facendo finta di andare dietro alla Chiesa? Già ora a Roma la Chiesa vota per Marino e con cruda lungimiranza bastona il cane che affoga che pure gli fu molto fedele». Pietrangelo Buttafuco, giornalista e scrittore con addosso da tempo l’etichetta di “intellettuale di destra” non vede improvvisi risvegli dal coma in cui è piombata la destra.
 Come è potuto accadere che la destra si vaporizzasse così?
«È finita. È finita non tanto perché sia finito un ciclo, ma perché si sono fatte delle mosse politiche che hanno portato in quella direzione. Ci si è accontentati di quella che Beppe Niccolai definiva “la pesca delle occasioni” e non si è mai lavorato ad una strategia che garantisse una lunga durata in termini culturali e di identità politica. Questo ha avuto come esito la fine di tutto un mondo».
Quali sono state queste occasioni perse?
«La destra è stata bene o male protagonista in 20 anni di stagione berlusconiana in cui poteva intervenire e dare il meglio, mettersi alla prova con la realtà. Non ha saputo reggere il confronto con la realtà, anche in ambiti propriamente di destra come nel rapporto con la magistratura e le forze dell’ordine, o con la stessa organizzazione culturale, basti pensare al ridicolo in cui è piombata la destra confrontandosi con quella macchina culturale che è la Rai. È stata l’incapacità di approfittare degli strumenti per creare qualcosa di solido e soprattutto è venuta meno a quello che doveva essere la ragione sociale di un partito di destra: forgiare una classe dirigente, un’élite. E non l’ha fatto perché “la pesca delle occasioni” è stata limitata alla garanzia di sopravvivenza di un determinato gruppo di persone che con la politica ci campa».
La destra ha anche quasi rinunciato alla possibilità di incidere, scegliendo ruoli di rappresentanza come la presidenza della Camera o ministeri delle politiche giovanili o delle politiche europee, perché?
«Ha preferito ruoli in cui si trova la facilità demagogica, ma non credo sia solo questo. Bisogna dire la verità: la destra è inadeguata nel rapporto con la realtà. Perché anche una storia dei emarginazione lunga quasi mezzo secolo e che ha portato ad una forma di autocompiacimento dell’emarginazione e quindi all’incapacità di saper gestire e manovrare sia le stanze dei bottoni che perfino i libri. Persino la Lega che in questa stagione politica è stata massacrata è riuscita ad avere ottimi sindaci ed amministratori, ha vinto comunque in Lombardia ed ha avuto ottime prove di governo, basti pensare che Maroni è stato tra i più bravi ministri dell’Interno della storia dell’Italia repubblicana. Non penso che da destra ci sia qualcuno che possa vantare di aver lavorato bene quand’ha avuto la possibilità di stare in un ministero o in un cda».
È vero che la destra di An prima e PdL poi ha pensato solo a conservare il consenso, ma forse non quello che ha fatto il Msi coltivando per 50 anni il proprio orticello postfascista?
«No non è così. La storia del Msi è la storia di personalità inserite nel tessuto vivo della società italiana, personalità che avevano un ruolo indipendentemente dall’essere parlamentare, mentre invece dopo è stata una vicenda che ha riguardato solo chi puntava a mantenere il posto da deputato. Il Msi era fatto di personalità di altissimo livello: quando Ernesto de Marzio entrò in clinica per l’ultimo intervento chirurgico aveva fra le dita la Metafisica di Aristotele, mi riesce difficile immaginare un esponente politico in grado di leggere almeno una pagina di quel libro».
Quale dovrebbe essere la parola d’ordine della destra oggi?
«Sovranità. L’Italia affonda la sua storia e le sue radici nei millenni e se non rivendichi una sovranità non hai la possibilità di muoverti nella grande, violenta, terribile e necessaria giostra della realpolitik. Senza identità sarai cancellata come niente».
Ma la destra può rivendicare “sovranità” per l’Italia se non ha la forza di reggersi in piedi da sola?
«Dipende dalla capacità di darsi un gruppo dirigente. Il vero problema è questo: l’élite. Se non si fabbrica un’élite in grado di reggere il destino di un popolo non puoi fare una nazione. E poi bisogna andare incontro alla popolazione attiva, quella che costruisce il futuro, altrimenti non puoi fare niente. Già è stata una scommessa tragica e impegnativa la nostalgia nei confronti di quella che fu l’Italia del Ventennio fra le due guerre, figurarsi quanto può essere politicamente produttiva la nostalgia verso un aborto come il PdL. Il PdL non esiste, esiste solo Berlusconi: se togli Berlusocni il PdL si sgonfia, sparisce, e in questo sparire non ti accorgi neppure che una volta in tutto ciò c’era una destra».
di Luciano Capone(lintraprendente.it)

giovedì 6 giugno 2013

No al GayPride - Palermo

In Sicilia la FAME la tagliamo con il coltello.I tassi di disoccupazione giovanile sono alle stelle,in ogni angolo industrie,aziende,piccole attività chiudono.I giovani lasciano l'Isola,finite le scuole superiori,alla ricerca di un futuro migliore.
La Sicilia è sul baratro del fallimento,ma il Governo (regionale e nazionale) ha altre priorità.

Crocetta - Presidente Regione Sicilia:
"La Regione è disponibile a sostenere qualunque iniziativa in favore dei diritti delle persone e darà il patrocinio al Palermo Pride 2013.'impegno in questa direzione è attestato anche dalle iniziative per i riconoscimenti dei diritti delle persone, dal punto di vista legislativo, all'Ars"

L.Boldrini - Presidente della Camera / J.Idem - Ministro alla Pari Opportunità:
"E' necessario un forte impegno nazionale ed europeo per garantire parità di trattamento e dignità dei gay e delle lesbiche".

E' QUESTA LA TANTO CONCLAMATA "RIVOLUZIONE" ?




mercoledì 5 giugno 2013

Caro Solinas, gli ultimi mohicani non sono pochi

Il patrimonio politico e culturale postfascista sembra disperso. Eppure è ancora attuale...


Al di là di quel che egli stesso pensa, Stenio Solinas ha molti compagni di solitudine e non solo tra gli scrittori degli anni Trenta.

A sentirsi ultimo dei mohicani, per citare il titolo del suo pamphlet in uscita, sono, o siamo, in tanti. Pochi rispetto al resto, tanti rispetto alla nostra solitudine.

Condividiamo i suoi giudizi e le sue amarezze, la lontananza con disgusto da questo presente, pur salvando ben poco di quel passato che ci vide giovani e che fu scandito in due epoche: l'epoca feroce che s'inaugurò alla fine degli anni Sessanta con il Sessantotto e che durò nel decennio seguente lungo gli anni di piombo, sanguigni e sanguinosi. E l'epoca leggera che cominciò col riflusso alla fine degli anni settanta e durò nel decennio successivo, consacrato agli yuppies e all'edonismo di massa. Poi avvenne da noi la seconda repubblica, quel concentrato di postmodernità, populismo televisivo e dissoluzione dei grandi racconti, in cui prevalse «l'estasi del presente» come la definisce Solinas, di cui fu re o reuccio Silvio Berlusconi. Un'epoca che strizzava l'occhio agli anni Sessanta, versione commedia all'italiana, e ai rampanti anni Ottanta, versione Drive in, Craxi e Reagan, ma si concentrava sul presente e sul privato, e si opponeva al settarismo giacobino o «comunista» della sinistra italiana con un sogno di felicità individuale di massa che poi non si realizzò. Nel triplice approdo la nave di Solinas si chiama generazione.
In queste tre epoche che abbiamo vissuto, da ragazzi, da giovani e da adulti, la destra è andata via via scemando, e forse il verbo scemare spiega meglio di ogni altro la parabola del suo leader. Ma insieme scomparve anche la risposta intellettuale e culturale a quella destra politica, passata dal piccolo nostalgismo impolitico-elettorale, al postfascismo fondato sull'Amnesia Nazionale, e poi dal berlusconismo opportunistico all'antiberlusconismo suicida. Mi riferisco alla Nuova Destra, di cui Solinas fu esponente di primo piano, che si perse nel caleidoscopio degli anni e la sua comunità partorì un arcipelago di solitudini.
Certo, l'epoca vista non solo da destra ma in generale, è segnata dal trionfo della tecnica e dell'economia sulla politica e sulla passione civile. I suoi leader furono legati all'economia: Solinas cita Berlusconi, Prodi e Monti, ma si potrebbero aggiungere anche Ciampi, Dini, Amato, Maccanico e altri.
Il viaggio sentimentale di Solinas tra Leopardi e Longanesi-Flaiano, è un vivace riassunto generale di quel che scriviamo ogni giorno sul Giornale e del disagio che viviamo noi che non fummo e non siamo liberali e moderati. Un disagio che diventa disprezzo rispetto al fallimento e al cinismo delle classi dominanti ma che si fa speculare quando affronta il cinismo volgare del «popolaccio». Solinas nasconde nel disgusto e nella malinconia un'indole romantica. Un romanticismo che non disdegnò di trescare col fascismo proprio perché amore proibito, storia vietata, scelta disperata. Il fascismo rappresentava «il più altrove» possibile nella storia d'Italia, anche se paradossalmente era l'autobiografia degli italiani (ma degli italiani in piedi, eretti o a volte solo in erezione). Proprio perché impossibile, impronunciabile, irrealizzabile e scandaloso, il sogno del fascismo catturò gli spiriti romantici come quello di Stenio. È bello sedersi dalla parte del torto e dei vinti.
Solinas ricorda le vittime neofasciste degli anni di piombo, ma ha l'onestà civile e morale di provare vergogna per alcune brutte storie che segnarono quel mondo, come lo stupro di Franca Rame.
Ha ragione Solinas a notare che il cosiddetto ventennio berlusconiano sia stato piuttosto il ventennio dominato dall'ossessione antiberlusconiana. Onesto è il suo bilancio di Berlusconi e di Grillo, che ne è la prosecuzione e la negazione al contempo con altri mezzi.
Alla fine, forse anche per Solinas, come per Nanni Moretti, si fa struggente il ricordo amaro e dolce dei nostri vent'anni, cantato da Bruno Lauzi in Ritornerai. Di quel cammino resterà un'impronta lieve sui sentieri dell'anima.
di Marcello Veneziani (ilGiornale.it)

lunedì 3 giugno 2013

DOMENICA 9 GIUGNO
seconda uscita di "InformAzione
il bollettino della comunità militante.

vi aspettiamo in Via G.Medici (Milazzo) dalle 17:00 alle 20:00

CON TANTI CONTENUTI ESCLUSIVI!!

l'InformAzione che non ti aspetti • l'InformAzione non conforme • l'InformAzione identitaria •