in ricordo di Giuseppina Ghersi
Giuseppina Ghersi
studentessa di 13 anni dell'istituto magistrale "Maria Giuseppa
Rossello" di Savona, brutalmente seviziata ed uccisa in circostanze
tuttora misteriose dalla polizia partigiana,
Dall’esposto del padre, Giovanni Ghersi, presentato al Procuratore della Repubblica di Savona in data 29 aprile 1949 leggiamo che: “ll 25 aprile ‘45, alle 5 pomeridiane” i partigiani, appena entrati a Savona, chiedono ai Ghersi del “materiale di medicazione” che la famiglia non esita a “fornire volentieri”.
Dall’esposto del padre, Giovanni Ghersi, presentato al Procuratore della Repubblica di Savona in data 29 aprile 1949 leggiamo che: “ll 25 aprile ‘45, alle 5 pomeridiane” i partigiani, appena entrati a Savona, chiedono ai Ghersi del “materiale di medicazione” che la famiglia non esita a “fornire volentieri”.
Il giorno successivo, come di consueto, i coniugi si dirigono verso il
loro banco di frutta e verdura ma in zona San Michele, poco dopo le 6.00 del
mattino, sono fermati da due partigiani armati di mitra. Vengono portati al
Campo di Concentramento di Legino,dove un terzo partigiano sequestra loro le
chiavi dell’appartamento e del magazzino. Dopo circa mezz’ora viene deportata
al Campo anche la cognata e i partigiani, senza testimoni, possono finalmente
procedere all’appropriazione delle merci dal negozio e di tutti i beni della
famiglia presenti in casa. Solo Giuseppina manca all’appello perché ospitata da
alcuni amici di famiglia.I Ghersi, ormai detenuti da due giorni senza lo straccio
di un’accusa, chiedono spiegazioni ai partigiani. Viene loro detto che si
tratta di un semplice controllo e che hanno bisogno di fare delle domande alla
figlioletta.
Siccome Giuseppina aveva precedentemente
vinto un concorso a tema ricevendo, via lettera, i complimenti da parte del
Segretario Particolare del Duce in persona, trattandosi di una bonaria
quisquilia, i genitori si persuadono circa le intenzioni dei partigiani e, accompagnati da
uomini armati, vanno a prendere la piccola. L’intera famiglia Ghersi viene
dunque tradotta nuovamente al Campo di Concentramento dove inizia il primo
giorno di follia. E’ il pomeriggio del 27 Aprile 1945: madre e figlia vengono
malmenate e stuprate mentre il padre, bloccato da cinque uomini, è costretto ad
assistere al macabro spettacolo percosso dal calcio di un fucile su schiena e
testa. Per tutta la durata della scena gli aguzzini chiedono al padre di
rivelare dove avesse nascosto altro denaro e oggetti preziosi. Verso sera
inizia i partigiani conducono Giovanni e Laura Ghersi presso il Comando
Partigiano dove viene chiaramente detto che a loro carico non è emerso nulla.
Nonostante ciò i partigiani li rinchiudono nel carcere Sant’Agostino.
Giuseppina subisce da sola un lungo calvario di sofferenze finché,
il 30 Aprile 1945, viene finita con un colpo di pistola per poi essere
gettata davanti alle mura del Cimitero di Zinola su un cumulo di cadaveri.