domenica 18 marzo 2012

San Patrizio: considerazioni post-sbornia

Qualcuno facendo dietrologia osservava che l'Italia ieri festeggiava i suoi 151 anni eppure, nessuno sbandierava tricolori o Costituzione. Neanche unicolori, rosso, bianco o verde che sia. Qualcun'altro osservava che per essere nazione serve qualcos'altro. A qualcuno a dire il vero basta davvero poco: un colore, un santo e una pianta. Poco importa se poi la festa è divenuta folklore lontano dalle umili origini religiose della ritualità. San Patrizio è la festa degli irlandesi e dell'Irlanda. E persino la Duchessa di York deve vestire di verde, persinoObama si lascia andare ad un bicchiere di Guinness, persino i vescovi concedono "uno strappo alla quaresima".


Perché non è solo un fiume che si colora di verde a Chicago, non è semplicemente la festa di migliaia di ubriaconi. E' la festa che ci ricorda che negli anni 70' il verde divenne il simbolo della lotta dell'Ulster e dei cattolici irlandesi, dei repubblicani e dei ribelli comeBobby Sands. Poco importa se in Irlanda di serpenti non se ne incontrano. San Patrizio li scacciò comunque, è importante crederlo, è importante ricordarlo. Perché il trifoglio con il quale spiegò ai tanti nativi pagani la trinità cristiana, serviva da collante con la natura e con la terra, con i quali gli irlandesi, popolo fiero e umile, hanno un rapporto intenso. E così il 17 marzo è una festa verde, data in cui San Patrizio sarebbe morto nel 461, probabilmente a Saul, nella contea di Dawn.

E l'Italia? Ha avuto il suo momento di gloria battendo la Scozia nel Torneo delle Sei Nazioni. Ma nulla di più. Basti pensare che su Google quando si clicca "150esimo anniversario" è più facile imbattersi in notizie di cronaca e di mala politica piuttosto che in cenni storici veri e propri. Qualcuno osserva che in Irlanda ci si senta irlandesi con poco mentre in Italia ci si sente poco italiani con tanto... sono sbagliate entrambe le provocazioni in quanto l'Irlanda ha un patrimonio culturale di tutto rispetto per essere una nazione di 5 milioni di abitanti. Da Beckett ad Oscar Wilde a Joyce per citarne solo alcuni. E la cultura musicale millennaria, dagli U2 ai Cranberries ai Westlife, Enya, Sinead O'Connor... E nella musica hanno trovato i simboli dietro cui schierarsi, come l'Arpa celtica d'oro, e l'Amhràn na bhFiann, l'inno gaelico divenuto l'emblema della lotta alla dominazione britannica tra l'800' e il 900'. Tutti lo cantano, nonostante il gaelico sia una lingua considerata "clandestina" e molto complicata... noi è già tanto se intoniamo il poropopopo dell'Inno di Mameli.

Semplicemente imbarazzanti. Il nostro 17 marzo perciò noi lo ricordiamo tra le croci celtiche e i simboli irlandesi, nazione esempio e faro di libertà cui la militanza deve ambire. Meglio una Guinness che un poropopopo? Come dicono gli irlandesi "meglio una trota nella pentola che un salmone in mare".