giovedì 4 aprile 2013

Carbone bagnato.L’egopatia di Rosario Crocetta che vuole rifare l’Italia con la Sicilia che non ci sta più


Cominciamo da un’inversione. Prima il sottotitolo: “Dalla Sicilia che vorrei, all’Italia che verrà”. Dopo di che, il titolo: “E io non ci sto”. Nientemeno un libro di Rosario Crocetta, editore Longanesi, che con l’egopatia esibita già in copertina non sta facendo il verso a un Antonio Ingroia, già autore di “Io so”, ma sta – sotto, sotto – rivelando tutto il suo “carbone bagnato” che è, per voi del nord, la famosa “coda di paglia”.
Fare l’Italia che verrà con la Sicilia, sinceramente, è disgrazia che non si augura a nessuno. E’ la famosa linea della palma di sciasciana metafora: quanto più spuntano ciuffi di datteri lungo le strade, tanto più ne deriva di degrado sociale, politico e culturale perché il famoso “Modello Sicilia”, il marchio da cui ne ricava lustro e applausi Crocetta, il governatore assiso a Palermo, è tutto nella sua testa. E nella sua furbizia.
Fare l’Italia con la Sicilia che vorrebbe Crocetta, poi, è presunzione. Ed è qui che il carbone comincia a bagnarsi perché se il famoso “Modello” è quello di abolire le province, le famose nove costosissime mele di Sicilia adesso diventate trentatré consorzi altrettanto salati nella moltiplicazione di sedi e di “commissari nominati ad acta” (come neppure il peggiore dei pupari clientelari osava immaginare), il carbone già gronda d’acquazzina, se si pensa che il famoso “Modello” partì con la decisione di mettere in giunta Antonio Zichichi e Franco Battiato.
Meritatamente fatti assessori, scienziato e musicista sono stati vigliaccamente cacciati e come si fa, dunque, ad asciugare la torba grillina se poi tutta questa giostra di raggi cosmici e dervisci tourneur che girano va a concludersi con la nomina di Michela Stancheris, sua segretaria personale?
Fare il mondo con la Sicilia, questo vogliono fare, perché qui c’è tutto lo “stupor mundi” finito nelle mani di tutta una comitiva fatta di presidente e staff, alloggiata presso Castel di Tusa, dove si riguardano le performance televisive del presidente da Giletti, da Fabio Fazio, da Daria Bignardi, e compulsano oggi la prefazione al libro di Pietro Grasso. A conferma, per il ragazzo di Gela, di essere definitivamente entrato nell’esclusivo circolo dei civili, cioè nell’antimafia che conta.
Già segretaria del Crocetta, la dottoressa è stata fatta assessore per sostituire Battiato, ma – siamo maliziosi, è vero – a conferma della virtù richiesta dall’attuale giunta di governo: la presunzione. Fosse solo per questo messaggio della Stancheris a Lady Gaga: “I am working in Sicily, for the candidate as President of this region, His name is Rosario Crocetta. Why dont’t you help us?”.

Un colpo di pistola in bocca
Il “modello Sicilia” di Crocetta, si sa, si fonda sulla predilezione di scegliere assessori di primo pelo per le amministrazioni più delicate, come la studentessa Nelli Scilabra, chiamata alla “Formazione” che non è proprio una passeggiata ma un mostro burocratico da 800 milioni di euro. E se alla “Sanità” c’è Lucia Borsellino, figlia di cotanta storia, nel vortice di pensate risolte da Crocetta al ritmo di due conferenze stampa al giorno, una garanzia di continuità c’è. Ed è tutta nella regia sottotraccia, quella che Giuseppe Lumia, notabile dell’apparato Pd, assicura alla Sicilia di cui tutti ci dobbiamo accontentare già dai tempi del predecessore di Crocetta.
Ma il “Modello Sicilia”, ahinoi, il modello fatto di verità, si preannuncia con un colpo di pistola. E’ quello che si caccia in bocca Edoardo Bongiorno, titolare dell’Hotel Oriente di Lipari, disperato per dover accogliere nel suo storico albergo non più i turisti, ma solo e soltanto debiti, banche e usurai. Ed è un modello fatto di carbone tutto asciutto. Crocetta, con tutto il carico di buona fede, “non ci sta”. Non ci sta neppure la recensione in questo pezzo, la faremo dopo.
di Pietrangelo Buttafuoco
ilfoglio.it