lunedì 6 maggio 2013

Tiocfaidh ár lá, Bobby!


C’era una volta un’allodola che era stata rinchiusa da un uomo in una piccola gabbia, e soffrendo per la perdita della sua libertà non cantava più a squarciagola. L’uomo che aveva compiuto tale atrocità, esigeva che l’allodola facesse ciò che lui desiderava: cantare più forte che poteva, obbedire alla sua volontà, cambiare la sua natura per soddisfare il suo piacere. L’allodola si rifiutò. L’uomo allora si arrabbiò e diventò violento, prima cominciò a far pressioni su di essa affinchè cantasse, poi non ottenendo alcun risultato, ricorse a mezzi più drastici: coprì la gabbia con un telo nero, privando l’uccello della luce del sole. Le fece patire la fame e la lasciò marcire in unasporca gabbia, eppure lei si rifiutò ancora di obbedirgli. Alla fine l’uomo la uccise. Ma l’allodola possedeva uno spirito, lo spirito di libertà e di resistenza, desiderava ardentemente essere libera e morì prima di essere costretta ad adeguarsi alla volontà del tiranno che aveva cercato di cambiarla con la tortura e la segregazione.

C’era una volta un giovane cattolico irlandese, Bobby Sands, che aveva qualcosa in comune con quell’uccello, con la sua tortura, prigionia e morte. Era solo un ragazzo quando, come l’allodola, decise di lottare a costo della vita, contro l’”uomo” malvagio che stava torturando la sua Irlanda: l’invasore inglese.

Nato a Rathcoole nel 1954, quartiere a nord di Belfast, nell’Ulster, Bobby è cresciuto vivendo in una città presidiata dall’esercito britannico, dilaniata dal conflitto tra cattolici e protestanti. Una vita normale la sua finchè, fu costretto, a soli 10 anni insieme alla sua famiglia, a lasciare la loro casa di Abbots Cross a causa della loro fede cattolica.Era solo l’inizo, da li in poi la vita di quel tranquillo ragazzo di Belfast cominciò a cambiare. Furono anni, i ’60 e ’70, che videro la nascita di un vero e proprio ‘apartheid’ verso i cattolici ad opera dei Brits, una tragedia troppo a lungo ignorata da un’Europa sempre più distratta. Il trasferimento coatto, la repressione, la violenza nelle strade da parte dei soldati inglesi, le minacce ed intimidazioni anche sul posto di lavoro, lo fecero diventare un soldato repubblicano dell’I.R.A., l’Irish Republican Army.

“A 18 anni e mezzo entrai a far parte dei Provos e andai ad affrontare la potenza di un impero”. In nome della sua causa indipendentista, e per aver affidato il suo cuore a quella maledetta guerra, Bobby conobbe subito l’incubo del carcere, venne arrestato e rinchiuso in una cella di Long Kesh.

“Hanno rinchiuso il mio corpo, ma non le mie parole e nemmeno la speranza del futuro, hanno rinchiuso solo un Bobby Sands, ma altri ce ne sono in Irlanda”. Tra botte, torture, minacce e violenze divenne il leader dei famosi H-Blocks di Long Kesh, dove riuscì a tener accesa la fiamma della ribellione anche dei suoi compagni di lotta e dove trascorse gli ultimi 4 anni e mezzo prima di lasciarsi morire di fame, una fame di libertà e giustizia.Anni bui e freddi trascorsi nei lager che Bobby racconta nel suo diario, scritto di nascosto su carta igienica e fatto uscireclandestinamente dalla prigione, dove l’unico fascio di luce che lo riscaldava era la voglia di libertà per se e per il popolo irlandese.

Al quarantesimo giorno di sciopero della fame, Bobby riuscì anche a farsi eleggere deputato del Parlamento di Westminster. Fu il primo deputato nella storia ad essere eletto mentre scontava una pena, pur essendo innocente, e mentre si stava lasciando morire. Infatti smise di lottare a causa della malattia dovuta all’inedia, che dopo 60 giorni di sciopero della fame, lo portò alla morte il 5 maggio 1981. Avevano distrutto il suo corpo, ma non erano riusciti ad uccidere il suo spirito, che continuava a vivere in chi ogni giorno proseguiva la lotta per la libertà e l’autodeterminazione dell’Irlanda.

“Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi stroncheranno perchè il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna.” Ta Bobby bàs: Bobby è morto, ed è morto sognando il giorno in cui il popolo irlandese avrebbe visto sorgere la luna, è morto perchè altri potessero vivere meglio, ed è morto come un figlio dell’Europa,rimasto senza voce.“Mio fratello non è morto per vedere la nostra gente restare sotto l’occupazione inglese per sempre”, sono le tristi parole della sorella Marcella, secondo la quale Bobby piangerebbe se sapesse che la bandiera britannica sventola ancora oggi nell’Ulster.

A pochi giorni dalla morte scrisse nel suo diario: “Ho scelto di morire per poter sopravvivere, ma non ho niente di cui pentirmi. Ho scelto di percorrere la strada più tortuosa che porta a Dio…e se qualcuno sentisse parlare di un tale Bobby Sands, ricordi che è solo uno dei tanti che ha lottato per la sua terra, la sua gente, il suo Dio in quell’inferno chiamato Nord, Nord Irlanda”.

Una cosa è certa, Bobby ora è libero, è nel cielo d’ Irlanda e dorme tra le stelle!

di Serena Mangino