venerdì 16 novembre 2012

Se abroghiamo anche la dura legge del gol, cosa ci resta?




Larghissima parte della giovane destra italiana ha vissuto gli ultimi decenni su di un paradigma ben preciso. Non è mai stato fatto mistero dell’affezione alla musica degli 883 e di Max Pezzali, che ha avuto il pregio di sintetizzare questo assioma in uno dei suoi testi. Tutti lo ricordiamo. E’ la dura legge del gol, quella che ti spiega che a vincere sono gli altri, non tu. Quella legge che ti dice anche che vincere non è fondamentale: gli altri segnano, però che spettacolo quando giochiamo noi! Non molliamo mai! Perché in fin dei conti siamo stati sempre convinti di essere uno squadrone, tanto affascinato dalle proprie prestazioni, quanto incapace di non subire i gol degli avversari. Belli e perdenti. E non me ne vogliano i tanti giovani che hanno ottenuto le proprie vittorie locali, i seggi romani o addirittura i Ministeri. Le partite che contavano le abbiamo sempre perse, con immenso stile e con la convinzione di tutti i tifosi che il match fosse valso il prezzo del biglietto. Ma i risultato non cambia. E questo a noi è sempre andato bene così: era il nostro paradigma. E non mollavamo mai.

 Perchè il destino era avverso, gli avversari fortissimi, e poi i media e la cultura, poi le risorse e i poteri forti e tutto quello che sappiamo. Che spettacolo quando la cenerentola del campionato gioca così bene! E tanto bastava.
Oggi però la giovane destra sta decidendo di non scendere neppure più in campo, sta pensando che, dato che subire gol è inevitabile, tanto vale rimanere negli spogliatoi. Che fine ha fatto lo squadrone? Siamo ancora noi? Sembra proprio di no: sembra che qualcuno preferisca uno 0 a 3 a tavolino che uno 0 a 5 sul campo. E allora il paradigma cade con buona pace del nostro calcio champagne e del mito dello squadrone che non molla mai. La fine più triste, per un paradigma triste

Non abrogatela quella legge. Per favore. Non è una legge che fa la Storia, ma è quello che abbiamo sempre avuto, l’unica forza in un tempo difficile, in un campionato in cui l’obiettivo realistico è sempre stata la salvezza. Mister, ci faccia scendere in campo! In questi anni, a forza di subirne, il contropiede l’abbiamo studiato pure noi e magari riusciamo a buttarla dentro. L’entusiasmo del nostro gioco non è mai tramontato nonostante le sconfitte: se non lo hanno scalfito gli altri, perché dovremmo ucciderlo noi?

Un mediano vecchio stampo