martedì 6 novembre 2012

FERMA IL MUOS,DIFENDI LA TUA TERRA..



Il Mobile User Objective System (Sistema Oggetto ad Utente Mobile) è un sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) ad altissima frequenza (UHF) ed a banda stretta composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali è in fase di realizzazione in Sicilia, nei pressi di Niscemi. Il programma MUOS, gestito dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti, è ancora nella sua fase di sviluppo e si prevede la messa in orbita dei quattro satelliti tra il 2010 ed il 2013. Ne esistono altri 3 nel mondo ma solo quello in Australia è realmente isolato dal deserto immenso. Mentre gli altri due si trovano in zone strettamente militarizzate. 

Il progetto del Muos siciliano, ribattezzato dal comitato “Terra Nostra” l'eco Muostro, vede la realizzazione di questi enormi padiglioni a pochi chilometri dal comune di Niscemi e dalla provincia di Caltanissetta. Secondo il Politecnico di Torino la struttura presenta serie problematiche per la popolazione residente e soprattutto vi sono diverse lacune nelle relazioni presentate al ministero della difesa attraverso l'Arpa con la garanzia dell'allora Ministro La Russa e del placit del governatore Lombardo. La struttura è quasi completata, mancano i collegamenti e la messa in orbita con gli altri 4 satelliti. Oltre la protesta esiste un fascicolo di indagine della Procura di Caltagirone e diversi esposti anche da parte dell'ex amministrazione di Niscemi. 

Dopo la manifestazione di protesta, vietata dalla questura di Caltanissetta, si è scatenata un'attenta interrogazione parlamentare a tutela del diritto di manifestazione sancito nella costituzione a firma degli onorevoli Catanoso, Frassinetti, Minasso e De Angelis (area Pdl). Nonostante il silenzio dell'europarlamento, la zona è anche di interesse ambientale e faunistico trovandosi immersa in un parco. Ci sono stati anche diversi tentativi di “imbuonirsi” la cittadinanza: per il Dipartimento di Stato basta gemellare un liceo siciliano con una high school d’oltreoceano e il gioco è fatto. Così, lo scorso 15 febbraio, il Public Affairs Office del Consolato generale degli Stati Uniti di Napoli ha inviato una lettera all’Associazione americana degli insegnanti d’italiano (AATI), istituzione fondata in Canada nel 1924 per promuovere lo studio della lingua e della letteratura italiana nei college e nelle università nordamericane. Oggetto, lo sviluppo di un Sister School Program a Niscemi. 

Non solo. Negli ultimi due anni accademici, l’Università di Catania è pure riuscita a strappare 475.000 dollari allo SPAWAR - Space and Naval Warfare Systems Center Pacific, il centro di ricerca spaziale della Marina di guerra statunitense, per programmi top secret nel campo dell’elettronica e delle telecomunicazioni. E allo SPAWAR, guarda caso, fa capo il miliardario programma di realizzazione della rete MUOS… Diverse sono le relazioni tra l'Università di Catania nel suo polo ingegneristico e l'Aeronautica Americana, Sigonella a parte. Gli elementi per protestare sono molteplici, primo tra tutti il silenzio della classe dirigente al riguardo. Sappiamo tutti quanto sia fondamentale la posizione geopolitica della Sicilia visto i recenti sviluppi nel Medio Oriente e la dichiarazione quasi congiunta di Obama e Romney circa l'utilizzo di droni nella guerra in Siria. 

E questi “droni” militari da dove dovrebbero partire?? C'è mezzo arsenale statunitense dislocato tra la Sicilia e la Turchia, in tutto il mediterraneo, sempre più al centro del mondo militare mondiale. Adesso c'è di mezzo la popolazione siciliana, che rischia, nel suo cuore più pulito e naturale, tumori, malformazioni, neoplasie e tutta una serie di patologie connesse e poco studiate, all'inquinamento dovuto a una forte dose di onde elettromagnetiche. Il Muos è tutto questo e molto altro ed è da parte nostra che tocca fare la differenza, per una Sicilia libera, non bastassero già i suoi problemi, adesso ci si mette anche lo zio Tom... scendiamo a protestare, siamo stati la culla della civiltà e della filosofia, come potremmo mai divenire la tomba della libertà?