sabato 2 marzo 2013

Filippo Tommaso Marinetti, l’esteta armato di… parole


Filippo Tommaso Marinetti, che nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1876, puo’ essere considerato a tutti gli effetti il primo “intellettuale dissidente”, ovvero intellettuale non conformista per il quale la politica è passione, la militanza arte, e l’arte azione.  Cerco’ in tutti i modi di produrre un cambiamento della società, anche radicale, creando una nuova sintesi tra estetica e politica. Fu da sempre esteta armato di parole, quasi sempre antiborghesi e antiliberali, capace di intuire quella che era la vera forza delle passioni che colpivano le masse, senza pero’ tuttavia essere in grado di guidarle. E’ nel manifesto dei futuristi del 1909 che si puo’ intravedere quello che era diventato il vero sogno di Marinetti, ovvero la creazione dell’uomo nuovo futurista, capace di opporsi al “borghese passatista”. Lo strumento essenziale per raggiungere questo fine viene individuato nella lotta, giacchè per Marinetti un’esistenza pacifica non significava altro che un’esistenza incapace di procedere verso il progresso e il futuro.
La pace non puo’ essere l’ideale assoluto di un’anima virile, come il sonno non puo’ essere l’ideale assoluto di un corpo sano”.
Da qui si sviluppa poi la concezione della guerra come pienezza di vita, capace di  sfornare quello che l’autore chiama “uomo nuovo”. Uomo nuovo che deve essere realizzato come detto, oltre che attraverso la guerra, attraverso la lotta e il dinamismo.
“Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.[…]Non  vi è piu’ bellezza, se non nella lotta.[…]Noi vogliamo glorificare la guerra, unica igiene del mondo.[…]Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica.”
Da quanto sopra riportato possiamo capire come il Futurismo pensato da Marinetti sia stato soprattutto un modo radicale di intendere l’esistenza, quasi pari ad una religione, che era convinta della necessità di un rinnovamento immediato e positivo dell’arte e della società, pronta a scendere in piazza a contestare tutti gli uomini e le istituzioni che erano espressione del passato. Gli uomini del passato diventano cosi’ dei veri e propri nemici che i futuristi sanno e sognano di combattere e battere per poter realizzare una nuova mentalità, procreatrice di uomini nuovi in grado di vivere, difendere e far avanzare velocemente il futuro, fino a scagliare la propria sfida alle stelle.

di Francesco Chiarizia