Il vento non fischia e per ora non infuria la bufera ma prima che scoppi la rossa primavera qualche protesta dei partigiani dell’Anpi, a Viale Mazzini, arriverà. I professionisti della polemica antifascista, i radar dell’indignazione, i satellitari della mobilitazione democratica per ora tacciono, forse perché in quello strano orario mattutino in cui s’è consumato lo strappo al “politcally correct” della tv di Stato i presìdi antifascisti, i popoli viola, quelli del Fatto, del Manifesto, i garanti della sinistra in Vigilanza, dormivano. Ignari dell’elogio del genio fascista che andava in onda non all’Istituto Luce ma sulla sinistrissima Rai Tre.
Pochi italiani, data la collocazione, si sono accorti che martedì metà mattinata nel palinsesto è comparsa una freschissima puntata della “Storia siamo noi” di Minoli interamente dedicata alla celebrazione dell’Eur, il quartiere che Benito Mussolini fece realizzare nel 1935 per ospitare l’esposizione universale prevista sette anni dopo. In quasi un’ora di trasmissione il documentario di Rai Educational ha celebrato con immagini e testimonianze univoche la creatività rivoluzionaria dell’architettura fascista, con una carrellata di immagini sul quartiere dell’utopia “che ha ispirato studi e progetti in tutto il mondo” e che si proietta, come da titolo della puntata, in un’affascinante dimensione urbanistica futura, moderna. Giovanni Minoli, si sa, è bravo, ma certo non è uno di destra, anzi.
Però nella puntata sull’Eur ha fatto parlare un po’ tutti, storici urbanisti, architetti, noti e meno noti, rappresentativi di tutte le aree politiche, fino al rosso Massimiliano Fucksas, che lavora orgogliosamente alla sua visionaria “nuvola” all’interno di quel quadro geometricamente così geniale, a detta di tutti gli intervistati. «Oggi l’Eur è il quartiere più bello di Roma, se venite qui, nel centro delle costruzioni fasciste, avrete l’impressione di essere fuori dal tempo…», spiega Emilio Gentile, storico di scuola “defeliciana”. «Un posto magico», lo definisce anche un altro architetto di fama internazionale, Giuseppe Pasquali, come anche Giusepe Muratore, secondo cui il quartiere di ispirazione fascista non è a Roma, «è Roma».
Poi arriva Andrea Cortellessa, critico letterario, che cita i grandi registi che trovarono ispirazione nella “città bianca” , da Federico Fellini a Michelangelo Antonioni, geni della rappresentazione fiabesca che trovarono alle porte della capitale il luogo ideale per giocare con le immagini. Si torna in studio, dove c’è Minoli che parla dell’Eur come di un “set dalle straordinarie potenzialità”, di un’architettura datata anni Trenta “ma che è perfetta per immaginare gli interventi del futuro”, prima che riparli Fucksas, l’architetto di sinistra che nell’Eur ha immaginato il proprio capolavoro sospeso e impalpabile, di cui il sindaco di centrodestra, Gianni Alemanno, è stato fin dall’inizio grande sponsor.
Ma l’Eur, prosegue il documentario, è anche il terreno ideale per una programmazione tecnologica di una città avveneristica, attraversata da gallerie ideali per il cablaggio, per progetti di energia ecosostenibile, per quella idea di città nella città che animava Mussolini e che oggi, all’insaputa dei partigiani, dei tecnici montiani e forse dello stesso direttore di rete, Alberto Vianello, ha conquistato la Rai e qualche migliaio di fortuiti telespettatori che per caso, martedì mattina, hanno casualmente acceso la televisione premendo il pulsante sbagliato.
di Luca Maurelli - Secolo d'Italia