domenica 16 dicembre 2012

Muri in camica nera

A cavallo degli anni trenta tutta Italia si trasformò in un muro da affrescare. Oggi, settant’anni dopo la caduta di Mussolini, i motti fascisti riemergono dall’oblio, straordinaria testimonianza di storia minore dell’Italia. Questo libro tratta della genesi di questa straordinaria forma di propaganda, dalla selezione dei motti estrapolati dai discorsi del Duce fino alla stesura sull’intonaco e alle tecniche di realizzazione.


Il tema si presta a speculazioni politiche ed è suscettibile di contestazioni polemiche, gli abbiamo dato un taglio leggero ma professionale, scevro da ogni contaminazione nostalgica. Claudio Marsilio spiega nel libro “Muri in camicia nera” (Albertelli Editore) le ragioni della sua opera.

Romano, classe 1969, Claudio Marsilio è un architetto specializzato nella tutela del patrimonio. Da alcuni anni le vecchie scritte murarie del Ventennio, della guerra civile e dei primi mesi di vita della Repubblica Italiana sono al centro della sua attenzione.
Un lavoro realizzato da uno studioso che di quei murales neri ha voluto ricostruire passato, funzione e sopravvivenza nel corso dei decenni.
Circoscritto per facilità di ricerca alla Regione Abruzzo (per motivi che l’autore indica nel capitolo introduttivo) il testo spazia dallo studio di tale strumento politico d’indottrinamento dele masse all’analisi dei documenti storici dell’Archivio Centrale dello Stato e d’Abruzzo, senza tralasciare la campagna per la defascistizzazione dell’Italia e le scritte vergate sui muri per il referendum Monarchia-repubblica o delle Classi in partenza per il militare o la Guerra. Il libro è largamente dotato di fotografie originali che ritraggono i motti sopravvissuti sulle facciate delle case oltre a monumenti, targhe commemorative e quant’altro resistito fino ai giorni nostri dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sono più di 400 foto tra scritte, lapidi, monumenti sia del Ventennio che della guerra civile e del referendum del 2 Giugno 1946.

Può sembrare semplice, ma per un’effige mussoliniana sopravvivere per 80 anni a logorio degli edifici, abbattimenti, tentativi di cancellazione è di per sé un piccolo record.
Quale il senso di conservare e di catalogare quelle forme di propaganda? studio che tratta dell’argomento non in modo apologetico, bensì con l’occhio critico di chi scopre, analizza ed invita a preservare testimonianze di un passato recente, che ancora esercita sulla nostra società, sul nostro pensiero, sulla storiografia contemporanea divisa da 20 anni non ancora completamente noti e conosciuto fin alle loro radici. Una storia a immagini alla quale Marsilio ha voluto dare un taglio leggero ma professionale e scevro da contaminazioni nostalgiche.

da secoloditalia.it