giovedì 21 giugno 2012

Pm archivia querela di Casapound: "I fascisti non meritano tutela"

Eravamo scettici sulla diffusione di questa notizia,non volevamo far pubblicità gratuita al personaggio di turno.Ma abbiamo deciso di parlarne perchè non è concepibile che un giudice svesta i panni di arbitro imparziale,super partes,e metta la maglia rossa stile anni 70.Loro,proprio loro,i rossi difensori della carta costituzionale,violano uno degli articoli principali della nostra costituzione.


(Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale  e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,di razza, di lingua,di religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali.)


E come giusto che sia,nessuno si indigna,nessuno ne parla,nessuno si interessa


"'Nel nostro ordinamento le posizioni politiche legate al fascismo e al nazismo non meritano alcuna tutela'. Con questa motivazione il sostituto procuratore Luca Ceccanti ha scritto al giudice per le indagini preliminari di Aosta per chiedere l’archiviazione del procedimento penale per diffamazione", scrive il quotidiano di Antonio Padellaro.
La storia è questa: Casapound Italia sporge denuncia nei confronti di Paolo Momigliano Levi, ex direttore dell'Istituto Storico della Resistenza di Aosta e consigliere comunale per una lista di sinistra. Momigliano, durante una seduta della giunta comunale, avrebbe denunciato la comparsa in città di "organizzazioni che si rifanno al fascismo". Non sono esattamente delle accuse al vetriolo, ma Casapound se la lega al dito e decide di adire le vie legali. La pratica finisce sulla scrivania del sostituto procuratore Luca Ceccanti che, cercando di smontare la questione, ne crea una di dimensioni maggiori. 
Il pm infatti prende carta e penna e scrive al giudice per le indagini preliminari di archiviare il caso. Le motivazioni? I fascisti non meritano di essere tutelati legalmente. Per Luigi Vatta, legale di Casapound, dietro la decisione del sostituto procuratore c'è "la medesima dottrina che, durante gli anni di piombo, venne esemplarmente sintetizzata nell’agghiacciante motto uccidere un fascista non è un reato".
Adesso la parola passa al Gip, ma la polemica è già scoppiata.