lunedì 10 marzo 2014

Europa nazione, un mito infranto


Ma che bella quest'Europa che balbetta impacciata sul la crisi ucraina e che non riesce a prendere posizione neppure sull'assurda vicend a dei nostri due marò in India! Inconsistente e ininfluente sullo scacchiere internazional e, ma coll'indice sempre alzato a redarguire noi reprobi: ecco come appare l' Unione europea. Ed ecco perchè nell'approssimarsi di una delle tornate elettor ali più incerte e combattute, un sentimento identitario e nazionalista spinge i vessil li dei partiti e dei movimenti di destra. Che sono saldamente in campo ovu nque. 

E ovunque recitano un ruolo da protagonisti. Ovunque, tranne ch e in Italia. Alla guerra contro un'eurocrazia presuntuosa e pure un pò ottusa il nostro barcollante Stivale partecipa infatti solo con l'inizia tiva territoriale leghista e con l'intuito istrionico di Beppe Grillo. Ma non con una f ormazione politica di destra nazionale chiaramente schierata. Perchè? Semplicement e perchè la destra non c'è più. Si è liquefatta. Dissolta. Il che, elaborato il lutto, ci consente di dire una ver ità. Dire cioè che la destra italiana si è bevuta per tanto tempo una fantastica bugia: l'idea di Europa nazione. Un cocktail improvvisato dal dosaggio incerto. Nessuno ha mai avuto il coraggio di ammetterlo. Almeno sino ad oggi. Il tabù ha resistito. Così come sempre resistono i tabù o i dogmi: evitando domande. Un Tabù costruito e teorizzato nell'Europa di ieri, q uella col muro di Berlino, col mondo diviso in due blocchi, con internet, smartphone e rivoluzione dei social network ancor lì da venire. Una balla a cui in tanti abbiamo creduto. Per anni il vessillo dell'Europa nazione, ha sedotto f ior di gioventù. 

Ed ha pure procurato una solida base programmatico-ideale a dei cinici mestieranti della politica in cerca di un qualsiasi appiglio culturale per captare consenso. Almeno, per l'appunto, sino alla recente durissima cri si. Che coincide (guarda un pò gli scherzi del destino) con l'evaporare della destr a dalla scena politica italiana. Schiacciata dalla superficialità, dalla supponenza e dal l'incapacità del suo gruppo dirigente, la destra ha infatti collassato propr io mentre una delle sue bandiere ideali, l'Europa Nazione, mostrava chiarament e tutti i suoi limiti. Mentre naufragava la grande fuffa della " Comunità di destini ". Quando l'Europa è stata Nazione? Quali sono i tratti unificanti dei popoli del vecchio continente? Ci hanno pure provato a trovare una risposta. Addir ittura in pompa magna. Con la "Convenzione per l'Europa" che per quasi un pai o di anni si insediò a Bruxelles sotto la guida di Giscard d'Estaing. Alla fine però convennero che neppure i campanili, che pur ci sono da Lisbona agli Urali, avrebbero potuto dare un tratto unificant e. L'unica possibilità di unificare queste terre, per millenni, si era avuta gr azie alla persuasione della spada. Cioè con la conquista. Ma, per carità, guai a d irlo! Culture diverse, stili di vita diversi, mentalità diverse. Proprio nell'era dell'esaltazione delle diversità a noi toccava essere u guali per trattato. 

Il fallimento (silenzioso) della Convenzione avrebbe dovuto far riflettere. Ma siccome già il vento della retorica gonfiava le vele all' Euro (imposto con una tassa e senza chiederci il parere) si preferì tacere. Tu tti tacquero. E tacque in special modo la destra italiana. Per calcolo. Per non dispiacere quell'allegra combriccola cui s'era prostrata in attesa di legittimazi one. E perchè non poteva mettere in discussione uno dei suoi dogmi fondanti. Ma, se l'abito invisibile agli stupidi -spiega Andersen- è una truffa, prima o poi l'innocenza di un bambino la svelerà. Così questa crisi c he sta spolpando famiglie e nazioni intere ha svelato ai più che, se n on di una truffa, questa logora retorica europeista è figlia almeno di una gi gantesca utopia. Che una vera destra nazionale e popolare avrebbe dovuto denun ciare. Se non fosse stata compressa nei suoi dogmi e sedotta dagli eurocra ti nostrani. 

Perchè per le elitè responsabili delle sciagurate scel te di politica economica, per i detentori delle grandi ricchezze, per i politici al t raino dei veri forti poteri, l'Europa è sempre e comunque una Dea. L'Europa che no n si discute e che si ama. L'Europa che è il futuro e che senza di Lei il di luvio. L'Europa che si può forse correggere, ma mai e poi mai mettere in dubbio . E allora vai con l'offensiva del " c omune destino ", vai con " l'irreversibilità della moneta ", vai con quell'imperativo che suona come una minaccia: " non meno , ma più Europa !". Paraponziponzipò. Il circo mediatico è schierato a tutto campo. Suona la grancassa . La compagnia di giro si esibisce nei talk show sempre nella medesima recita a soggetto. E chi è che dice no? Chi si incarica di interpretare il dissenso? Solo il Grillo nazionale, che ha la forza e la follia di urlare il dubbio e di proproporre il referendum consultivo sulla moneta-cappio. 

E anche il giovane Salvini che prova con questa sfida a riqualificare la Lega. Quanto a coloro che a destra cercano di rimettere insie me i cocci di una identita che appare irrimediabilmente perduta si può soltanto notare quanto sia flebile la loro vocina. Il loro distinguo misurato e impacciato, la loro argomentazione contorta. Per paura di essere silenziati. Perciò fanno precedere l'accenno di critica da una devastante premessa: " N oi siamo europeisti c onvinti! ". Che li consegnerà dritti dritti all'irrilevanza elettorale e politica.

da ilvelino.it