mercoledì 29 agosto 2012

La sindrome di Stoccolma





Tra le tantissime polemiche estive, sicuramente degna di nota è quella tra Famiglia cristiana e Comunione e liberazione. Il settimanale cattolico ha accusato la platea dell’annuale festa di Rimini di una tendenza alla standing ovation nei confronti del potente di turno: ieri Berlusconi, oggi Monti. 

Lasciando da parte gli applausometri, dalla kermesse di Cl sono uscite non poche dichiarazioni che, in chiaro o meno, suonavano come un auspicio o almeno una fatalista accettazione di un prolungamento della cura Monti. Vittadini, della Compagnia delle opere, come Bonanni, della Cisl, si sono apertamente schierati con Casini nell’auspicare una rinomina di Monti. 

Non passa giorno che il Messaggero – che è sempre il quotidiano di Caltagirone – non pubblichi editoriali che sostengono il fallimento del maggioritario e auspicano un ritorno al proporzionale e soprattutto alla possibilità per i partiti (che torneranno ad essere molti e di varie dimensioni) di fare accordi di governo e di programma dopo le elezioni anziché prima. I commenti in oggetto non mancano di sottolineare che con gli attuali sondaggi nessun partito sarebbe in grado di determinare la formazione di un governo e quindi, inevitabilmente, ci vuole una grande intesa e Napolitano deve favorirla. 

Ma per fare questo Napolitano deve essere ancora al Quirinale e quindi bisogna anticipare le elezioni per non permettere che la prossima fase sia gestita da qualcun altro. Quindi, dinanzi all’evidente disastro sinora compiuto dal governo tecnico e dalla politica del più tasse per tutti, facciamo finta di credere al libro dei sogni presentato da Monti nei giorni scorsi col pacchetto di proposte per la crescita. Diciamo che finora Monti ci ha fatto male, ma ce lo siamo meritato, che la medicina è amara ma poi arriverà lo zuccherino, che anche le mazzate servono per educare i bambini. 

E gli italiani sembra che a furia di mazzate siano stati educati a dovere. E chi non la pensa così – ovviamente – è un fascista...

Marcello de Angelis (Secolo d'Italia)