Al di la delle difese d’ufficio, delle polemiche strumentali, delle forzature da “gioiosa macchina da guerra”, il risultato delle amministrative e l’andamento del referendum disegnano un quadro chiaro, inequivocabile. La legittima azione politica di Berlusconi e la sua leadership carismatica stanno rapidamente erodendosi, perché il paese sta tumultuosamente cambiando nel suo profondo. Tuttavia il quadro politico appare del tutto bloccato perché non stanno delineandosi, al di la dell’euforia e del clima emotivo, alternative di governo coese, consistenti, autorevoli.
Sono questi i segni di una crisi di sistema che richiedono strategie urgenti e coraggiose.
I nodi più rilevanti della situazione sembrano i seguenti:
a) sbandamento e logoramento dell’elettorato moderato: sfiducia, paura, decomposizione del ceto medio;
b) il vasto partito dell’antipolitica e della sfiducia nella politica genera il proprio progressivo ampliamento; gli estremismi e i radicalismi della comunicazione della maggioranza si trasformano in boomerang contro il governo;
c) declino del bipolarismo nella sua versione “leaderistica” rissosa e gridata, schiava della mistica dell’apparire e dell’annuncio; crisi accelerata dal fallimento dell’utopia illuministica del bipartiamo, sia nella versione “predellino” sia nella versione veltroniana della “ vocazione maggioritaria”;
d) il quadro politico registra il tracollo del riformismo (fallimento del centro; il PD al traino di Vendola e dell’ IDV; il PDL, tra mugugni e risse, è arroccato in una comunicazione massimalista e barricadiera); la Lega appare in frenata anche nelle roccaforti e soffre la mancanza di strategie e di collegamenti europei;
e) I referendum, pur nell’atmosfera emotiva e populista accentuata anche dal ruolo preponderante degli strumenti della Rete, rivelano, da un lato un grande sussulto di partecipazione soprattutto contro il conformismo della politica spettacolo dei talk – show, ormai dominio incontrastato e stucchevole di una vera e propria “compagnia di giro” giornalistico - politica; dall’altro una vasta insofferenza per la qualità della politica attuale e delle sue modalità; fino al punto da rendere urgente una riflessione sulle leggi elettorali, sulla selezione della classe dirigente, sul leaderismo e sui partiti. Quindi ci sono tutti i segni premonitori di un futuro confuso disordinato, convulso, con le incognite di un quadro economico fragile.
In una tale prospettiva i leader carismatici sanno evitare con coraggio il logoramento, il traccheggiamento, il bunker, le modifiche maquillage. La realtà è dura e non fa sconti, ma soprattutto non tollera scorciatoie. Perciò occorre coraggio, iniziativa politica, un nuovo progetto di cambiamento.
Se Berlusconi vuole essere principio attivo nel costruire il futuro del popolo dei moderati (del PPE italiano), deve cambiare politica, agenda delle priorità, modalità di comunicazione, gruppo dirigente (il solo Alfano è mero maquillage), regole interne, modalità di fare politica. E presto, senza tentennamenti, senza cedimenti al soffocante abbraccio della corte. Se non ci riuscirà, avremo una lunga fase di logoramento, una sterile guerriglia tra “i signori della guerra” e poi il dissolvimento del centro destra; in un clima torbido di veleni; in una congiuntura economica fragile.
Perché noi siamo dentro il declino di un ciclo politico e di una leadership carismatica, ma il quadro politico è in stallo e non sta emergendo una alternativa di governo; anzi, i dati delle amministrative e del referendum stanno spingendo il PD verso una autolesionistica ubriacatura populista succube dei rigurgiti massimalisti e giustizialisti, a lungo incubati e repressi. Quindi, la sinistra rischia il testa-coda per overdose di populismo emotivo, con ulteriori devastazioni del quadro politico.
E’ realistico ritenere che la via strategica per il popolo dei moderati e per Berlusconi sia ardua ma non impossibile:
- in primo luogo è urgente rilanciare l’alleanza con la Lega sulla base del federalismo e della riforma dello Stato;
- ricomporre il mondo moderato dentro il solco dei valori e della strategia politica del PPE;
- ricostruire dalle fondamenta il partito sul modello del Centrodestra (partecipazione, territorio, cultura politica, democrazia interna);
- rilanciare l’azione di governo sui nodi della modernizzazione, della sintesi tra sviluppo e risanamento, di un nuovo sistema fiscale che privilegi il lavoro, l’investimento dell’impresa, la vita e la famiglia.
A questo punto, perderemo il futuro se ci abbarbichiamo senza speranze al presente.
di Sergio Chillè