lunedì 9 febbraio 2015

Paolo Di Nella, 32 anni senza giustizia.

Sono passati 32 anni dalla morte di Paolo Di Nella, l’attivista che perse la vita dopo sette giorni di coma causati da un’aggressione subìta la sera del 2 febbraio 1983.
Paolo Di Nella era un militante del Fronte della Gioventù e proprio la giornata del 2 febbraio l’aveva spesa tra organizzazione e affissioni di quella che era diventata la sua nuova iniziativa politica: restituire il parco di Villa Chigi ai cittadini del suo quartiere per farlo tramutare in un centro sociale e culturale. Durante la giornata fu costretto a interrompere l’affissione, ma decise di ricominciare dopo qualche ora e si fece aiutare da Daniela Bertani. In tarda serata, sempre in compagnia della Bertani che lo aspettava in auto, Paolo Di Nella iniziò ad attaccare i manifesti a Piazza Gondar quando improvvisamente due ragazzi, entrambi vicino alla fermata dell’autobus, lo attaccarono alle spalle, lo colpirono in testa con un oggetto rimasto ignoto e si diedero alla fuga verso via Lago di Tana.
Nonostante la ferita, Di Nella decise di tornare a casa, ma proprio lì i genitori iniziarono a sentire i suoi lamenti e decisero di chiamare l’ambulanza che poi l’avrebbe trasportato al Policlinico Umberto I, dove il ragazzo giunse in coma.
In quell’arco di tempo, precisamente il 5 febbraio, arrivò al capezzale del giovane militante anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che ricevette la triste notizia: il coma di Paolo Di Nella era irreversibile. Erano le 20.05 del 9 febbraio, sette giorni dopo l’aggressione, quando Paolo Di Nella morì senza mai aver riaperto gli occhi.
Una notizia che fece scalpore in quelli che vengono ricordati come gli “Anni di piombo”, ma questo non portò a risultati positivi per le indagini, che furono tutt’altro che efficienti.
Cinque giorni dopo, grazie a una telefonata anonima, venne trovato un volantino firmato Autonomia Operaia nel quale si rivendicava l’agguato nei confronti di Di Nella e nella lista dei sospettati finirono Luca Baldassarre e Corrado Quarra. I due riuscino a fuggire inizialmente, ma Quarra venne fermato mesi dopo, il 2 agosto in piazza Risorgimento e due giorni dopo Daniela Bertani lo riconobbe come l’aggressore dell’amico morto. Ma quando la ragazza, il 4 novembre, confuse Baldassarre con un altro indiziato, il giudice, incredibilmente, la ritenne poco attendibile e per questo fece scarcerare Quarra, che venne prosciolto il 21 aprile 1986, data in cui si chiusero le indagini.
A trent’anni dalla morte di Paolo di Nella, Gianni Alemanno (al tempo sindaco di Roma), amico del militante, presentò un dossier per far emergere alcuni aspetti lacunosi e anomali delleindagini svolte e riprese i quesiti di Corrado Augias, che espresse i suoi dubbi durante la trasmissione Telefono giallo: Vitaliano Calabria, il giudice istruttore che si occupò del decreto di scarcerazione di Quarra, affermò che Roberto Ferretti, il giovane identificato erroneamente dalla Bertani durante il secondo identikit, fu portato lì per volontà della difesa di Baldassare, ma questo si rivelò falso dato che lo stesso ragazzo rivelò, in seguito, di essere stato presente per volere della difesa di Quarra (i due si somigliavano). Ecco allora che Augias parlò di omissioni da parte del giudice e la stessa Bertani affermò di essere convinta di dover riconoscere Quarra e non Baldassare.
Ogni anno, il 9 febbraio, paolo Di Nella viene ricordato attraverso una veglia e una manifestazione che si svolgono a piazza Gondar, dove è stato anche realizzato un murales in sua memoria con la scritta “Paolo Vive”. Ma ad oggi la morte di Paolo Di Nella ancora non ha colpevoli.
da newsgo.it