Accadde Oggi: la strage di Derry "Bloody Sunday"
La manifestazione del 30 gennaio 1972 era stata indetta dalla Northern Ireland Civil Rights Association per protestare contro le norme speciali repressive del governo unionista, fra cui una delle più pesanti era quella che prevedeva l’internment, ossia la possibilità per le forze di polizia di imprigionare una persona a tempo indeterminato e senza processo, tanto che in quel periodo centinaia di nordirlandesi si trovavano in carcere senza alcuna prospettiva di essere rinviati a giudizio o rilasciati. La manifestazione però non era autorizzata e i paracadutisti, con l’ordine di disperdere i manifestanti, aprirono inspiegabilmente il fuoco. Chi sparò per primo? La commissione Widgery, subito varata da Londra, disse che i colpi erano venuti dalla folla. Non era vero e quel verdetto fu ritrattato. Allora si disse che erano state lanciate bombe coi chiodi verso i paracadutisti, ma anche questa tesi fu subito smentita. Fu una carneficina. Morirono in 14. Otto avevano meno di 23 anni, quasi tutti stavano fuggendo o aiutando altri feriti, e alcuni addirittura furono uccisi mentre sventolavano un fazzoletto bianco o gridavano “non sparate!” con le braccia alzate.
Il Bloody Sunday provocò lo scioglimento del parlamento di Belfast, l’incendio dell’ambasciata britannica a Dublino e in Irlanda del Nord un’ondata di adesioni all’Ira. Nacque così la lunga guerra civile, che tra le sue conseguenze ebbe anche la morte per sciopero della fame di Bobby Sands. Di recente il primo ministro inglese Cameron ha reso pubblico (presentando le scuse ufficiali del governo di Londra) l’esito dell’inchiesta sui fatti del 30 gennaio 1972: i civili che morirono quel giorno erano tutti innocenti, non armati e non rappresentavano alcuna minaccia per i soldati, che intervennero seguendo un ordine sbagliato e che furono indubbiamente i primi a sparare.
Franco Lucenti (tratto da Senza Soste)