mercoledì 17 novembre 2010

GENERAZIONE FAX, I TEMPI DELLA NUOVA POLITICA

È la generazione fax. La generazione veloce la nostra. Ma non così veloce come la mail. Direi più che altro veloce come il fax, che arrivò in Italia poco prima dei telefoni e durò fino ai giorni nostri. Negli ultimi tempi il fax veniva usato anche su alcuni apparecchi telefonici e pc. Ancora oggi viene usato per trasmettere documenti cartacei timbrati. 


Ebbene la nostra generazione è come i fax. Uno strumento veloce ma non troppo, che per vie decrescenti sta scomparendo dal mercato se non per qualche uso particolare per cui ne valga ancora la pena. 
Fax. E cosa direbbero i politici potendoci usare come fax? Sicuramente ci userebbero per mandare messaggi cartacei e veloci a chi, come la generazione pc, i computer li usa già da quando sono nati. Ci manderebbero di fatto l’articolo di Aldo Grasso comparso oggi sul corriere. La sua nota poco politica e molto televisiva, sul programma Vieni via con me.
Grasso si interroga sinceramente su questi due personaggi, Fini e Bersani, portati sul palco manco fossero una rock band, si scopre poi che sono noiosi e poco spontanei, poco originali e poco commerciabili. Questi elenchi di valori sono così scontati – continua Grasso – che ognuno a casa potrebbe benissimo ripeterli riadattandoli a qualunque situazione più o meno poco ortodossa. Vi è dunque l’esigenza di trasmettere a noi giovani non più giovani, perché fatti invecchiare prima, senza essere mai diventati adulti, che il precariato è solo uno specchietto per le allodole. Che tanto loro decideranno tutto.
Loro, dice Grillo, che una generazione se la sono proprio creata a furia di farsi rieleggere con stralci di legge elettorale. 

Questa la premessa travagliata, ma non travaglina. Ovvio. In effetti saranno le nuove generazioni a vivere non soltanto la terza repubblica ma anche questi sconvolgimenti politici repentini che assorbono e si manifestano in un periodo di tempo molto breve. Insomma per sciogliere l’Msi ce n è voluto di tempo per non parlare di Alleanza Nazionale. Poi addirittura il terzo partito, il Pdl, che ha vita breve, solo due anni, e poi il terzo polo invece, formatosi in altrettanto poco tempo, due mesi. Si viaggia sempre più veloci cosicchè non ci sia il tempo di rispondere. La politica viaggia al tempo dei reality show sicchè possiamo nominare ma non possiamo interagire con la vita nella casa di Montecarlo, pardon, Montecitorio. Questa creatura non è il Leviatano di Hobbes, è più che altro un libro di Conrad. Mi riferisco a Fini ovviamente. Il re dei contraddittori. Lui che non vuole il partito personalista, lui che si fa un partito personalista con tanto di gigantografia gialla sul logo, lui che con la sinistra non sarebbe mai sceso a compromessi, e che ora si vende per far cadere il governo, lui quello del giustizialismo, lui quello della casa a Montecarlo, lui garantista, lui migliore amico di Tonino, lui che vuole i 5 punti della stabilità, lui che prima li vota e poi li discrimina, lui che la crisi non la voleva, e invece poi l’ha fatta…


Ho l’opportunità di raccontare tutto questo perché l’ho vissuto con una velocità ancora più superiore. La mia mente da fax, metà meccanica metà digitale, a dire il vero faceva fatica a seguire. Però potevo leggere. Le ansa mi piovevano sulla scrivania manco fossero zanzare morte. In meno di 24 ore avrò avuto delle agenzie di dichiarazioni di Urso che si contraddicevano l’un l’altra. “si a governo con PD” “No a governo con Di Pietro” “si a possibile intesa” “si a elezioni, non a elezioni subito” e poi l’ultima quasi a prenderci in giro tutti “accordo col pdl? Mai dire mai…” 4 minuti dopo che Ronchi avesse dato le sue dimissioni irrevocabili. 


A Ballarò il Pdl ne esce compatto. C è u ncalo di tendenza (sarebbe assurdo il contrario) e di consenso trasversale. Ciò nonostante il Pdl resta il primo partito. Fazio a una conferenza stampa scherzava oggi “inutile usare il termine bipartisan, oggi va di moda l’apartizan”. In effetti il bipolarismo non esiste più. Tanti saluti caro presidente della Camera. Sono le coalizioni a far paura. Pdl-Lega-La Destra-Noi Sud da un lato (che credo sia chiaro sia a destra di tutti), poi il mostro di Conrad, dicasi terzo Polo o terzo Palo, quell’ubriacheria di coalizione di centro che va da Fini a Tabacci passando per Casini, Lombardo e un improponibile perdente Montezemolo doppiato da Rutelli. Poi il centro sinitra diviso a sinistra, appunto. Ci sta il Pd, che vuole correre da solo. Così anche i grillini, movimento da 5% in salita, ci sta Di Pietro e poi il fenomeno Vendola, reo di aver azzerato gli ospedali pugliesi, ma parla bene e piace alle donne e soprattutto ai gay. Occhio che se messi insieme superano il 34%... ma a quale testa affidare le sorti del paese?? Il centro-destra riconferma Berlusconi in attacco, leader carismatico che fa da collante su tutte le parti. Il terzo polo invece di leader ne ha anche troppi… Fini, Casini, Montezemolo (??), Rutelli in cerca di riscatto e il buon Lombardo, che, mi auguro, con la mafia non abbia nulla a che fare. Ora capite bene che un fax viaggia troppo lento, questi signori, mirano in alto e in fondo, come dice Aldo Grasso, questioni di convergenza, questioni di share. Se la coerenza è un valore, resto dove le pareti non cambiano e il progetto è sempre quello. E allora facciamole queste elezioni. Che magari se si vince ci si dimentica anche di Alonso e di Lippi…
di Santi Cautela